Suzanne Ciani, ovvero quasi un cervello in fuga: statunitense di origini italiane, compositrice da considerare tra i pionieri della musica elettronica.
E dalla title track, una specie di respiro affannoso (che si sviluppa in un loop concettuale ed etereo per i successivi 4 minuti), fino alla conclusiva, dilatata, Second Breath (ambient, ambient e ancora ambient), questo Lixiviation (1969-1975) è il modo migliore per esplorare il suo genio spesso dimenticato.
È un genio che poggia su basi solidissime: una laurea in composizione musicale a Berkley, l’incontro, sempre in California, con Don Buchla (altro pioniere del sintetico, in diretta concorrenza con Mr. Moog), e gli studi sulla musica delle macchine a Stanford negli anni ’70.
Da lì fonda la Ciani/Musica, producendo una marea di quelli che volgarmente chiameremmo jingle, e c’è di tutto: dalla Coca Cola alla Atari, da Discover Magazine alla PBS, Lixiviation raccoglie questi capolavori di pochi secondi e molta sostanza.
L’altra faccia di questa antologia è fatta delle composizioni non (strettamente) commerciali di Suzanne, come Paris 1971 o Princess With Orange Feet, o Eight Wave (probabilmente, da sola, tiene testa a moltissime delle cose fatte da Brian Eno).
I due volti di questa raccolta sono tenuti insieme da un elemento che si percepisce sin dalle prime note: l’approccio alla composizione è scientifico, laboratoriale, rigoroso, è forse il contrario di quello che amiamo davvero (l’istinto), ma proprio per questo affascinate.
Suzanne Ciani è una matematica del suono, e se forse questo pugno di composizioni non colpiscono al cuore e alle budella, ma sono concepite come una scienza esatta in grado di attaccarsi ai neuroni, esattamente come le tabelline tanti e tanti anni fa, quando il mondo era meravigliosamente analogico.
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