Dischi

The Hawks – Obviously 5 Believers

Stephen Duffy formò i Duran Duran con John Taylor e Nick Rhodes e poi li mollò un attimo prima che fossero messi sotto contratto dalla EMI nel 1980.

Tempismo improbabile, certo, ma da lì iniziò un percorso diverso e non privo di grandi soddisfazioni.

Nessuna facile, per carità: la sua Kiss Me divenne una hit al terzo tentativo, nel 1985; ci si riavvicinò un decennio dopo con brani come Sugar High and London Girls; e poi gli album con i TinTin, gli album solisti, gli album in coppia con il fratello Nick (a nome The Liliac Time). A metà degli anni zero finì per co-produrre e co-firmare l’intero Intensive Care di Robbie Williams, raggiungendo l’apice del suo personalissimo successo commerciale.

Una delle parti della storia che fin qui sono rimaste più nell’ombra è quella che vede Stephen Duffy al basso e alla voce negli Hawks, formazione dalla vita assai breve che mise insieme in quel di Birmingham subito dopo aver gettato la spugna con i Duran Duran.

Più o meno andò così: registrarono e pubblicarono un singolo, Words Of Hope, non successe nulla, e allora si sciolsero.

Poi nel 2019 Dave Kusworth, che degli Hawks era il chitarrista, chiese a Duffy di pubblicare un po’ del materiale che la band aveva accumulato in quei pochi mesi di vita. Duffy acconsentì e ha mantenuto ora la promessa, nel frattempo caricatasi di maggior significato alla luce della scomparsa dello stesso Kusworth nel 2020: Obviously 5 Believers è la prima testimonianza di un gruppo che avrebbe altrimenti rischiato di scomparire tra le pieghe della storia, ma anche un tributo significativo ad un compagno d’avventure.

In senso ancora più ampio, questa raccolta rende omaggio a un’ideale, comuni a molti, annegato da qualche parte nel tempo: «these aren’t demos – si legge nelle scarne note di copertina – sketches to be recorded in the future. They are field recordings, live takes of an idea we had for a life, not yet a lifestyle. A life making records, pealing enough to call it a tour, a Maida Vale session, a record, a statement, or at least something».

Insomma queste sparute registrazioni, databili in un lasso di tempo che va dall’agosto 1979 al febbraio 1981, arrivano ad oggi assai grezze e più che ascoltare qualcosa passato attraverso un mixer sembra roba registrata piazzando un microfono in sala prove e via così (field recordings, appunto). Fa molta impressione, accentua il complessivo effetto di Obviously 5 Believers – che è quello di un album di foto sbiadite, o di un ricordo dai contorni un po’ annebbiati ma ancora vivido.

Quanto all’intento più puramente repertoristico, sarebbe troppo affermare che gli Hawks fossero destinati all’abbraccio di folle oceaniche. Questo disco ce li restituisce come una band onestissima, a tratti assai gagliarda, che avrebbe potuto facilmente dividere il palco con Psychedelic Furs, Echo & The Bunnymen, magari con i primissimi R.E.M. e Dream Syndicate (e difendersi assai bene).

Insomma un sacco di malinconia diciannovenne, un gusto centrato per chitarre ondulanti e melodie affilate, debiti con i Rolling Stones più che con i coevi (post)punk. E anche, va detto, il ricorrente manifestarsi dell’incastro potenzialmente perfetto tra due talenti (Duffy – Kusworth) in brani come All The Sad Young Men, BullfighterWhat Can I Give?, What It Is!.

Insomma, alla fine qualche rimpianto c’è.