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The White Stripes – Under Great White Northern Lights

Under Great White Northern Lights è assemblato pescando dalle performance dei White Stripes durante il loro tour canadese dell’estate del 2007.

Al tempo, Jack White aveva appena scoperto che la famiglia del padre era vissuta in Canada per alcune generazioni prima di trasferirsi a Detroit in cerca di miglior fortuna.

Insistette, quindi, perché i White Stripes suonassero lì ovunque, «dall’Oceano fino al permafrost», girando ogni provincia del Paese. E così fu.

Durante quel tour accaddero molte cose interessanti testimoniate dal documentario curato dal regista Emmett Malloy: concerti a sorpresa, apparizioni in posti impensabili per una band dalla fama planetaria, incontri con personaggi locali e bizzarri, antiche connessioni familiari.

Un’approccio del quale, su disco, rimane se non altro l’emotività situazionista di una band in stato di grazia, vitale e potente.

Nulla, insomma, che possa far pensare che di lì a poco i White Stripes avrebbero deciso di chiudere la loro avventura.

Under Great White Northern Lights non è messo insieme con un particolare focus su Icky Thump, che pure era appena stato pubblicato: la scaletta spazia tra passato ed attualità ed è soprattutto concentrata sul catturare il limite spigoloso e graffiante del duo in quel preciso momento.

Si avanza soprattutto così, tra una Blue Orchid che rompe gli argini formali che le erano stati ritagliati attorno in Get Behind Me Satan e una Jolene disperata; con I Just Don’t Know What To Do With Myself che mischia singalong e nervosismo, Fell In Love With A Girl che in realtà non può più essere quella di White Blood Cells.

In chiusura, Seven Nation Army si conferma una violentissima ed altrettanto improbabile irruzione nel mainstream – e il confine tra Meg White che sbatte sui tamburi ed il pubblico che scalpita a tempo è un concetto molto labile.

Anche senza il supporto visivo, è poi chiarissima l’esibizione da posseduto di Jack White: ulula, sbatacchia le corde vocali e quelle della chitarra in acrobazie tecniche ed umorali che annebbiano un altro confine, quello tra il dolore più abrasivo e la follia.

Alcuni episodi come Little Ghost, Pickly Thorn, But Sweetly Worn o When I Hear My Name (pesantissima) fanno sospettare che la scelta dei brani da includere in questo live non sia stata la migliore possibile in termini assoluti – ma appunto, Under Great White Northern Lights è soprattutto la narrazione di un approdo.

Tornati negli States per un ulteriore giro di concerti, nel settembre di quell’anno Jack e Meg cancellarono il resto delle date previste in Europa per l’autunno.

Quando Under Great White Northern Lights fu infine pubblicato nel marzo del 2010, i White Stripes erano fermi da allora; salvo alcune sporadiche apparizioni successive, nel febbraio del 2011 annunciarono lo stop definitivo.