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AAVV – The Bling Ring OST

BR_CD_rough_cover backIl più delle volte, le colonne sonore dei film di Sofia Coppola riescono ad essere opere che brillano di luce propria, anche lontane dalle pellicole – nel frattempo, si incastrano perfettamente con la storia, il mood e persino la fotografia del film. I due aspetti si alimentano e  si nutrono reciprocamente

È stato così per The Virgin Suicides (è a tutti gli effetti un disco degli Air, che di fatto riuscirono nella sfida persa dai Pink Floyd con Zabriskie Point di Antonioni) e Lost In Translation; il post punk dominante in Maria Antonietta era totalmente straniante, le musiche scelte per The Bling Ring sono uno schiaffo di realtà (alienata).

Succede spesso e volentieri anche a Tarantino, ma mentre in quel caso siamo di fronte ad un approccio quasi storico e da ricercatore, la Coppola (con la costante complicità di Brian Reitzell) lavora meno di fino.

Preso da solo o con la pellicola, questo disco trasmette la sensazione che certa musica sia creata solamente per riflettere il vuoto di certe vite annoiate, riempire certi club, far saltare il tappo.

Roba che fuori da un giro in BMW sul Sunset Strip si fa molta fatica a collocare.

Roba che è proprio perfetta per un party sfrenato in qualche mega villa di L.A., con i genitori fuori per il weekend.

Roba che infatti questa colonna sonora rischia per una metà abbondante di diventare (involontariamente?) il party album dell’anno.

Certo, nella seconda metà si lascia andare a più di uno svolazzo atmosferico (Freeze di Klaus Shultze, i CAN di  Halleluwah, ma anche Barkrupt!, title track dell’ultimo dei Phoenix – non potevano mancare, anche se c’entrano poco – e The Bling Ring Suite, firmata dallo stesso Brian Reitzell e Daniel Lopatin), ma il punto è sempre quello: brani che inneggiano ad una libertà vuota, ad una malavita comportamentale più che interiore, e che fanno muovere il culo fino alle estreme conseguenze (FML di deadmau5).

Così si spiegano spacconate tipo 9 Piece di Rick Ross & Lil Wayne, Money Machine di 2 Chainz, o l’eterno mito della donna oggetto (Drop It Low di Esther Dean e Chris Bown), e ben due brani vengono dall’ego più grosso del mondo (Kanye West).

La morale è una, vale tanto per la pellicola che per la sua colonna sonora:

…parents ain’t around enough
too many joy rides in daddy’s Jaguar
too many white lies and white lines
super rich kids with nothing but loose ends
super rich kids with nothing but fake friends

 

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