Wild parte come un disco blues, come eravamo abituati a sentire Above The Tree: quella sua chitarra sporchissima ed effettata, sola al sole del tramonto in un incrocio del Mississippi.
Inzuppata nella psichedelia disegnata su una tavolozza di effetti da capogiro.
Ecco, Above The Tree ha trovato un compagno di viaggio, The E-Side. E dopo 30″ di On The Road, arriva un battito profondo, quasi dubstep, e arrivano i fantasmi.
Di lì in poi, è un viaggio meraviglioso, da Senigallia e chissà dove, sulle strade polverose che si inerpicano tra groove vagabondi e arpeggi catatonici.
Un disco che è il perfetto anello di congiunzione tra allora e ora, che è splendido nelle sue architetture soniche e che credevamo di non sentire mai: riesce in un colpo solo a cambiare la percezione del dancefloor – trasferendolo nel bel mezzo del deserto, illuminato da fioche luci sudiste – e del blues, rivestendolo di glitter suburbano.
Una intuizione geniale che dal vivo acquista una potenza inaudita senza perdere un briciolo di capacità evocativa, tra i corpi sudati che si agitano a ritmo e i cocktail che volano in giro.
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