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Cloud Nothings – Cloud Nothings

Cloud-Nothings-Cloud-Nothings-300x300I Chipmunks del Lo-Fi. Una secchiata d’acqua gelata in una torrida giornata d’agosto.

I Cloud Nothings da Cleveland, creatura dell’occhialuto Dylan Baldi, all’esordio discografico sulla lunga distanza dopo gli otto, sporchissimi, brani di Turinng On, saranno la colonna sonora dell’estate 2011. Scanzonati, allegri, disimpegnati, raggi di sole sul parabrezza di una decappottabile che sfreccia sul lungomare. Musicalmente ci sono energia, sudore e ritmo in quantità industriali e senza sosta e tutto il meglio dell’hardcore più vicino al pop prodotto negli ultimi trent’anni. Urla beduine e vocalizzi infantili, melodia, arpeggi e confusione.

Beat anni ’60 ai 300 km l’ora: in undici brani non si toccano mai i 3’30”. Best Coast in Should Have, Stone Roses in Forget You All The Time, il country acido dei Meat Puppets in Nothing’s Wrong, gli Hüsker Dü in Heartbeat e You’re Not That Good In Anything, i Replacements in Rock e All The Time. I Devo mixati alle Vivian Girls in Been Through, i Bad Religion in On The Radio. E ovunque un po’ di Wavves.

L’irrefrenabile voglia di scatenarsi e urlare a squarcia gola contro il nulla (o contro tutto), occhi chiusi, bocca spalancata, busto in avanti, braccia indietro e pugni stretti. Per sfogarsi, ma senza rabbia.

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