Frank Ocean – channel ORANGE

Ci sono persone, tra noi, che sono come reti da pesca, di quelle a strascico. Trascinano tanto a lungo emozioni fino a trovarsi a largo chissà dove, e poi le lasciano andare tutte, in una volta sola, in un modo unico.

Di Frank Ocean – scappato ragazzino dalla New Orleans devastata da Katrina fino a L.A. per continuare a fare musica – si sapeva già molto prima del debutto, ma era difficile immaginarsi quanto grandioso channel ORANGE potesse effettivamente essere.

Lui, per chi ancora non lo sapesse, è uno dei ghost writers dietro il successo di Justin Bieber (…) e John Legend, e soprattutto una delle menti di Watch The Throne (tronfio, pomposo e forse inutile, siamo d’accordo).

Però nell’attuale scena hip-hop/R&B, quella in provetta, quella sempre alla ricerca di talenti che sappiano bastardizzare il suono della strada, queste cose sono fondamentali (vedere alla voce Kanye West).

Non solo. Ancora prima di channel ORANGE, Frank Ocean ha pubblicamente dichiarato di essersi innamorato per la prima volta a diciannove anni, e di un uomo: un’esperienza che l’ha cambiato per sempre. Siamo di fronte al primo caso di omosessualità dichiarata del mondo ultramacho dell’hip hop. Faremmo spallucce, se non fosse una specie di (tardiva) rivoluzione.

Siamo di fronte, soprattutto – ed è quello che emerge ascoltando il disco – ad una sensibilità fuori dal comune. Per il suono, certo, ma anche per la vita.

Ascoltare (e non semplicemente sentire) questo album, capirlo, immergersi nelle sue rime, nei suoi toni smooth, nei suoi falsetti angelici, può ridurre alle lacrime (vogliamo parlare della performance di Bad Religion al Late Night With Jimmy Fallon?)

Poi c’è il gusto per un suono che centrifuga cinquant’anni di hip hop, soul e r&b ed elettronica con un gusto inimmaginabile (o forse no?) per un ventiquattrenne: è il caso dei clamorosi quasi dieci minuti di Pyramids.

Ne esce fuori che Channel ORANGE è un inno alla vita, di quelli potenti: non strettamente nel senso di non sprecarne un minuto nemmeno, ma di non lasciare indietro nulla.