Dischi

Manuel Göttsching – E2-E4

E2-E4 (null’altro che la più comune mossa d’apertura del gioco degli scacchi) è uno dei pochissimi album che Manuel Göttsching ha pubblicato a proprio nome.

Berlinese classe 1952, figura cardine degli Ash Ra Tempel (roba per chi ci va giù pesante di krautrock) e più volte compagno d’avventure di Klaus Shulze, non è mai stato un chitarrista convenzionale o solamente un chitarrista.

Anzi, Göttsching era (è) un nerd: appassionatissimo di scacchi – culto ereditato dal padre – cercò persino di progettare una scacchiera a sei lati ed una tridimensionale; la sua infatuazione per la tecnologia lo portò ad accumulare una vastissima collezione di sintetizzatori, drum machine e altre diavolerie creative, persino uno dei primissimi computer Apple (l’Apple II Plus, che a guardarlo ora pare solo una macchina da scrivere con uno schermo) e di lì ad apprendere i linguaggi della programmazione informatica.

Per come la racconta lui, E2-E4 è semplicemente il risultato di un pomeriggio di solitario divertimento in studio, datato 1981: una privatissima improvvisazione, un take di un’ora talmente buono e preciso da fargli pensare (dopo molti ascolti) di non apportarvi alcuna modifica e pubblicarlo così. Lo fece ascoltare a Richard Branson, che ne rimase entusiasta, ma rimase nel cassetto per alcuni anni fino al 1984.

L’album arrivato fino ad oggi è una lunga suite di 58’39”, un flusso che – almeno nelle intenzioni, emotivamente – segue (nemmeno a dirlo) lo sviluppo e le varie fasi di una partita a scacchi.

Ma al di là di questo (e della copertina) non aspettatevi di trovarci il suono felpato dei pedoni che muovono da una posizione all’altra, il ticchettio dell’orologio di gara oppure il composto mormorare del pubblico.

La cosa stupefacente è che in un’oretta di improvvisazione random, quel giorno Manuel Göttsching è riuscito ad anticipare tutti i suoni che l’elettronica avrebbe sviluppato nei due decenni successivi e oltre: E2-E4 ne è il paradigma, sta nel DNA tanto di Aphex Twin quanto in quello della scena house di Chicago, in quello dei Daft Punk, degli Orbital, della italodisco e della techno, di ColdcutTycho, Leftfield, Goldie, LCD Soundsystem (il loro 45:33 è espressamente ispirato a questo album), Underworld .. di chiunque.

La prima mezz’ora è una continua stimolazione ritmica: i circuiti delle drum machine – programmate con rigore ingegneristico – si animano e si arrovellano creando un ambiente impossibile da ballare, ma altrettanto impossibile da ignorare. E2-E4 vive di una ripetitività scientifica fatta da infinte microscopiche variazioni, quindi tutt’altro che asettica, e di minimali innesti di synth.

Su queste basi, la chitarra liquida di Göttsching domina la seconda metà dell’album; il ritmo sembra farsi più soffuso (ma è solo apparenza, appunto), mentre la sei corde è lì in primo piano: da qui in poi E2-E4 si trasforma in un capolavoro di ambient dinamico e dreamy (immaginatevi David Gilmour che duetta con i Kraftwerk sotto la direzione di Brian Eno, o qualcosa del genere).

Nel corso di quel famoso incontro, Branson profetizzò a Göttsching che con una roba del genere avrebbe fatto fortuna; così non fu, dato che il disco finì per essere pubblicato dall’etichetta di Shulze e non dalla Virgin Records, vendendo pochissime copie e – comunque – ripescato solo quando fu campionato per la mega hit Sueño Latino (1989).

E2-E4, insomma, vive di gloria postuma, nel frattempo è diventato la mossa di apertura di tutta l’elettronica moderna.