Appunti

Dimmi che Mi Ami. Sempre.

Prendo in prestito questa immagine trovata sulla pagine Facebook di Rock It venerdì 10 al mattino, quando il meteo ha iniziato a farci capire che non avrebbe dato tregua.

Dimmi che Mi Ami, sempre! Anche se piove (ovvio). Come si fa a raccontarvi tre giorni di Mi Ami se non ci siete mai stati? Ci sono situazioni ormai consolidate che ogni anno si modificano e rilasciano aneddoti che porterai un po’ con te fino all’anno successivo. Il filo rosso che di solito domina l’andamento generale è la pioggia. Probabilmente, con riferimento ad un tweet che mi è capitato di leggere in un momento morto, anche Dio Odino ha deciso di arrivare al Mi Ami e vedersi un po’ di live portandosi litri di acqua.

E invece se siete quelli che ogni anno Mi Ami? Cosa ti ricordi TU del Mi Ami? Ogni volta la storia è un po’ diversa e magari parti spiegando la parte divertente di un certo Enrico Gabrielli che se ne va in giro nel primo pomeriggio del venerdì con fare baldanzoso e i racconti di Michele Orvieti su come vadano le cose in casa Trovarobato.

Le chiacchiere, i saluti, i piccoli momenti del “che fine hai fatto” che creano il terreno giusto per tutto il resto.

Un evento difficile da affrontare sono i concerti del primo pomeriggio sul Palco Pertini. Ormai La Collinetta è quasi una sicurezza quando sei sotto al Pertini invece c’è sempre un minimo di dubbio. Il venerdì pomeriggio però è stato la chiave di svolta grazie ai Fine Before You Came. Troppa luce e troppa umidità alle sette di sera per contenere la rabbia del loro live movimentato. Per quei momenti in cui eravamo solo un manipolo di pazzi a lanciarci in transenna e alla fine la differenza fra FBYC e tu sotto a urlare non esiste più: sei pronto ad accettare il crowdsurfing pre birra e a lanciarti contro i mali del mondo, ad immergerti completamente nel testo di Vixi e di Piovono Pietre.

Venti, trenta minuti di live intervallati da pozze di fango, tecnici impazziti e la prima luce nello staff di Rock It che già sa come andranno le cose. Perché ha piovuto, anzi, ad essere sinceri, ha già diluviato, per essere il primo giorno, ma stiamo partendo. I saluti doverosi e la sicurezza di vedere le etichette al loro posto, quelle che ci sono e ci saranno. I piloni di una scena indipendente che c’è e si fa sentire anno dopo anno.

Denise è riuscita a suonare sulla collinetta e mi ha rincuorato. Ha tolto i dubbi che avevo con la possibilità di ascoltare per la prima volta dal vivo pezzi capaci di rapirti e cogliere interessanti scelte di esecuzione che di fatto non sono interpretabili dall’album. La Collinetta accoglie momenti particolari in cui ti senti sopreso di scoprire una Burning Flames completamente rivisitata.

Ma anche momenti da tenere “in tasca” come un madrigale inverosimile al buio ai piedi di un palco infangato nel live dei Mariposa, e tutto il pubblico in silenzio.

Continua

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