Dischi

Shinichi Atobe – From The Heart, It’s A Start, A Work Of Art

Per prima cosa: From The Heart, It’s A Start, A Work Of Art è di per sé una frase meravigliosamente empatica, che suggerisce allo stesso tempo (estrema) cura e (inevitabile) approssimazione.

È un titolo perfetto per qualunque album, figuriamoci poi se firmato da Shinichi Atobe, uno che mischia i suoni con estrema dedizione ed altrettanta vaghezza.

È noto quando si ha a che fare con la sua arte la verità, poi, è qualcosa di eventuale ed indefinibile. Il campo è più che altro quello della mitologia.

E in questo disco la mitologia è rappresentata anzitutto dalle tre First Plate, che narrativa vuole recuperate da un ep realizzato su acetato e pubblicato tempo addietro in sole cinque copie.

È il rumore di fondo ad alimentare questa narrazione semi-mistica, quegli scricchiolii rovinati che sono il minimo comune denominatore delle tre composizioni e ne accompagnano le sfumature, i colori deteriorati – siano essi quelli di un immaginario club clandestino nel centro notturno di Tokyo (First Plate 2), quelli di una pulsazione ipercinetica ed ipnotica (First Plate 1) o di un rave trascinato oltre i limiti della disperazione (First Plate 3).

The Test Of The Machine 1 e The Test Of The Machine 2 sono delle intrusioni, soprattutto la seconda ricorda da vicino, nel bene e nel male, l’Aphex Twin di drukQs.

Probabilmente l’epicentro di questo album è Republic, con il suo beat subacqueo, il crash che detta un andamento ossessivo e tutto quello che succede lì sotto, fatto di increspature sempre più subdole.

From The Heart, It’s A Start, A Work Of Art ipnotizza e contagia; Shinichi Atobe, dal canto suo, gioca a nascondersi ma il suo messaggio è chiaro: bellezza e inquietudine procedono di pari passo, si equivalgono ed elidono in una continua lotta per arrivare ad escludersi l’un l’altra fino a scoprire il piacere della coesistenza.