Non importa se (ed è un grosso “se”) Everything Is Alive a tratti non pare all’altezza di dove ci eravamo lasciati con gli Slowdive, perché è comunque l’album giusto al momento giusto.
Everything Is Alive è ritrovarsi qui, così, al crepuscolo dell’estate – un mezzo sorriso, sfatti da tanta afa, ritornati ad una quotidianità che già imporrebbe la fuga.
Gli Slowdive hanno messo insieme un’opera che evoca una certa pigrizia settembrina, tipicamente contemplativa e un po’ ingiustificata.
Lo fa nelle forme e nei colori, nelle sue texture soffici e nitidamente impalpabili.
Lo fa con il suo episodio migliore che non porta con sé neppure una parola, a dispetto del titolo (Prayer Remembered).
Va bene così in fondo. Tutto torna, sembrano dirci gli Slowdive. Anzi, sembrano dirci che se non torna pazienza, va bene uguale.
Non importa se (ed è un grosso “se”) Everything Is Alive a tratti non pare all’altezza di dove ci eravamo lasciati con gli Slowdive, perché è comunque l’album giusto al momento giusto.
Everything Is Alive è ritrovarsi qui, così, al crepuscolo dell’estate – un mezzo sorriso, sfatti da tanta afa, ritornati ad una quotidianità che già imporrebbe la fuga.
Gli Slowdive hanno messo insieme un’opera che evoca una certa pigrizia settembrina, tipicamente contemplativa e un po’ ingiustificata.
Lo fa nelle forme e nei colori, nelle sue texture soffici e nitidamente impalpabili.
Lo fa con il suo episodio migliore che non porta con sé neppure una parola, a dispetto del titolo (Prayer Remembered).
Va bene così in fondo. Tutto torna, sembrano dirci gli Slowdive. Anzi, sembrano dirci che se non torna pazienza, va bene uguale.