Riecco i simpatici marsupiali che volevano trasferirsi a New York per risolvere i loro problemi d’insonnia, che amavano ballare al ritmo dei Joy Division e finivano per rimediare sonori schiaffoni dalle signorine sul dancefloor: a conti fatti tra i migliori degli ultimi anni a ficcarci in testa melodie fresche come gavettoni e ferragosto.
E mi viene in mente quello che diceva Q su Off With Their Heads dei Kaiser Chiefs (non un grande disco): «it’s so melodic that even choruses have choruses», c’è dentro tanta melodia che anche i ritornelli hanno ritornelli.
Quella definizione può essere applicata anche a This Modern Glitch, che è un concentrato di moderni motivetti killer da tre minuti. A differenza dell’esordio qui sono costruiti intorno a molti beat e a chitarre più mansuete del solito (insomma, è new wave strafatta di red bull).
Gli Wombats si sono fatti produrre da Jacknife Lee e ne è uscito un album pulito pulito, che in confronto alla roba che gira ora è laccassimo (e leccatissimo?). Poi è giusto così, loro non sono quasi mai da prendere in blocco, e in ogni caso mai da prendere sul serio.
E infatti nemmeno questo disco è da conservare tutto, a volte spara a salve e soprattuto pare che la freschezza dell’esordio sia – in generale – evaporata, a riprova che fare le cose semplici di solito riesce meglio che fare cose complicate che sembrino semplici. Quindi diciamo metà disco promosso, metà rimandato a settembre, per quando i boys avranno finito di limonare impuniti sulla spiaggia e/o gli sarà passato il trip dei sintetizzatori.
Però in tutto quello che fanno gli Wombats danno prova di aver assimilato una grande lezione: pop music is here to cheer you up.
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