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Gazebo Penguins – LEGNA

legna gazeboEsistono dei generi che vengono associati ad un bisogno che ti invade. Come se dal nulla, sul lato di una lunga strada di provincia, scendessi dalla macchina, raccogliessi una manciata di sabbia, arida, secca e te la sbattessi in faccia. Legna fa questo. Ti pervade.

Ma lo fa con una tale semplicità ruvida che non può non essere condivisa. I ricordi di The Name is Not the Named si perfezionano con i testi in lingua italiana e ti trovi di fronte a poco più di 25 minuti di perfetta coerenza. Note lo-fi, noise, post punk creano qualcosa di ascoltabile e pesante allo stesso tempo.

Qui la legna è il rumore ma sono anche i testi, sono asettici, rabbiosi, impulsivi ma increspati al punto giusto per beccarvi proprio nel mezzo dello stomaco. E quando arrivate, ad esempio, più o meno alla metà di Frate Indovino siete obbligati a mettervi nell’ottica che riceverete una legnata e ve lo dicono i crescendo, ve lo dice il calendario non aspetta mai, ve lo dice il testo di Troppo Facile, una chiave generazionale: è troppo facile sorridere d’estate. Il pezzo d’apertura Il tram delle 6 è diventato anche il mio inno perché non ritorno a casa, non ritornerò, oggi no e poi c’è una cosa superba: Cinghial.

Mi capita raramente di incoronare pezzi ma Cinghiale è perfetta: sia nel testo sia nella parte strumentale. E’ come se qualcuno prendesse davvero la sega elettrica da spaccalegna della copertina e la usasse agilmente per creare un intro perfetto e una nuvola di polvere soffocante intorno ad un urlato, lancinante non metto a fuoco la vita, guardo sempre in basso.

Parlare di un disco dei Gazebo Penguins senza nominare tutto il contorno sarebbe limitato.

Ci sono loro tre, c’è l’etichetta To Lose La Track con altri gruppi imperdibili come il progetto Verme, c’è Jacopo Lietti che ha un blog fighissimo da leggere e rileggere ogni volta che potete e contiene due cose bellissime: un’intervista ai Gazebo Penguins di Federico Bernocchi e una storia fantastica che parla di lumache e di Capra.

La costante di tutto questo è quello strano sottobosco che non si estiguerà mai della provincia italiana che parla di post punk e di noise, che viene ancora fatta – per fortuna – nelle cantine, nei cascinali (come all’iGLOO), che alla fine è quel qualcosa di inarrivabile che produce gioiellini in free download come questo.

Immergetevi nel penguin core, non fatevelo dire due volte.

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