Dischi

Tortoise – TNT

Per i primi 30″ TNT sembra un album free jazz, con la batteria percossa apparentemente senza una direzione precisa.

Quando poi Jeff Parker – che si era unito ai Tortoise dopo la pubblicazione di Millions Now Living Will Never Die – entra con quel riff di chitarra lì, che pur se ben definito pare rimanere sospeso a mezz’aria per un’eternità, il quadro complessivo sembra assumere contorni ancora più bizzarri.

L’ingresso dei fiati e di alcune voci confuse, più oltre in questa traccia che inizia e dà il nome al terzo album della band di Chicago, pone poi alcuni interrogativi che non saranno risolti man mano, e che anzi resteranno ad aleggiare nel silenzio dopo l’ultimo brano (Jetty).

A dire il vero li si potrebbe anche lasciar perdere, perché TNT è uno di quegli album che ti porta a spasso e poco ci si può fare.

Più che setacciarlo alla ricerca di forme e logiche, quindi, sarebbe meglio lasciarlo andare: abbandonarsi alla sua ciclica meraviglia è l’unico modo sensato di goderne appieno.

Per questa via, TNT è un’ora durante la quale sembrerà di attraversare diversi luoghi (emotivi, fisici, artistici) e tutti sorprendenti, talvolta anche in un tempo brevissimo – in 4’45” Ten Day Interval passa dal suggerire trame orientaleggianti fino all’ipnosi.

I Set My Face To The Hillside è praticamente un’intera colonna sonora, le molte incarnazioni di Ennio Morricone racchiuse nel nucleo scintillante di una biglia di vetro; con The Equator sembra di danzare dentro un’acquario, A Simple Way To Go Faster Than Light That Does Not Work tiene fede al suo titolo e quindi rallenta ispirando una pausa rilassante e tiepida.

Si viaggia così da una vignetta all’altra, girovagando tra suggestioni che sembrano avere gran poco a che fare con il mondo terreno e che sono il risultato di un numero indefinibile di intarsi tra gli strumenti suonati e l’esito della loro rielaborazione.

Il risultato è un continuo affievolirsi delle frontiere, un attraversamento sempre più estremo – come quando la coda ambient di In Sarah, Mencken, Christ, And Beethoven There Were Women And Men si fonde nella successiva mistica/ritmica di Almost Always Is Nearly Enough e da lì in poi TNT pare sfalsato e nevrotico quanto ci si aspetterebbe da Squarepusher, o da certe creazioni degli Autechre (che non a caso remixeranno in due versioni Ten-Day Interval: Adverse Calendar e To Day Retrieval).

TNT è un’avventura che già parte da un punto distante rispetto alla comune esperienza e che da lì va a bucare molti, ulteriori, oltre/altrove. Lo fa, peraltro, con una grazia tanto irreale da sciogliere ogni sospetto di pretenziosità.