Appunti

Chris Stein / Negative: me, Blondie, and the advent of punk

Blondie_02Se capitate a Londra da qui al prossimo 25 gennaio, questa mostra fotografica vale certamente un’ora del vostro tempo.

Trova posto nella East Wing della super posh Somerset House ed è – a conti fatti – l’unica cosa gratis nel raggio di mezzo chilometro.

Negative: Me, Blondie, and The Advent Of Punk, allestita in occasione dei 40 anni dei Blondie e composta integralmente da scatti di Chris Stein sino ad oggi inediti, segue due filoni.

C’è lei, la splendida e sconvolgente Debbie Harry: lontana dai riflettori, nei camerini, negli hotel, nelle pause tra un servizio fotografico e un concerto, in giro, a casa – il tutto con una dose di autoironia mista alla consapevolezza di essere (diventata) un’icona.

Un momento è lì con una padella in mano nel bel mezzo di una cucina in fiamme, un’altro indossa un bikini tigrato ed irraggiungibile, un’altro ancora, docile, con Andy Warhol che la prepara per un servizio; ti giri e la ritrovi truccata da Alien.

C’è lui, Chris Stein, narratore onnisciente che accompagna i suoi fotogrammi con didascalie che sono piccoli viaggi tra i ricordi, più che spiegazioni («Debbie ha sempre detto: vorrei aver inventato il sesso, piace a tutti e mi avrebbe fatto guadagnare miliardi in royalties»).

E poi ci sono gli altri, c’è la scena: il cazzeggio con i Devo, Joan Jett, i Ramones, Iggy Pop, Basquiat, Arthur Vega, William Burroughs fiero e splendido in posa, Bowie che passa a salutare.

Ecco cos’è in fondo questa mostra: un album fotografico semiserio delle persone che hanno reso NY il centro del mondo.
Piantato nel cuore di Londra: a pensarci, un bello schiaffo.

Certo, Stein ha avuto una prospettiva evidentemente privilegiata.Blondie_01
Ma se non si può dire che sia un fotografo prestato alla musica, certamente ha iniziato prima a scattare foto che a suonare la chitarra: «la scena musicale e artistica di New York – ricorda nello splendido paper che troverete alla mostra – era piccola e incestuosa, tutti erano collegati. Eric [Emerson, cantante dei New York Dolls, ndr] aveva avuto uno dei molti scazzi con una sua fidanzata e si era trasferito da me. La mia amicizia con Eric mi portò ad assistere al primo concerto delle Stillettoes, una girl band fondata da Elda Gentile, dalla quale lui aveva avuto un figlio, e tra le cui fila militava una allora sconosciuta Deborah Harry. Il resto, come si dice, è storia».

Quanto a Debbie Harry, lei definisce il suo fotografo/chitarrista/per lungo tempo compagno un voyeur – scherzosamente, ma c’è un fondo di verità: è stato il suo modo discreto e scanzonato di puntarle addosso un obbiettivo ad ogni ora del giorno e della notte a farla sentire a suo agio – sempre, dal palco a playboy.

E quindi, a trasformarla da Deborah a Debbie: diva scintillante, chanteuse, consapevole icona sexy. Ma più che polvere di stelle, accecante luce al neon simbolo della Grande Mela.

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