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Dum Dum Girls – Only In Dreams

PrintMi stupisco positivamente di quanto sia buono Only In Dreams.

Sì, perché il debutto delle Dum Dum Girls (I Will Be) era sembrato abbastanza anonimo, perso nel mare magnum dell’indie rock di questi anni. Niente di speciale, insomma, contrariamente a tutto il clamore suscitato (e, riascoltato, l’effetto è comunque il medesimo oggi).

Però i buoni segnali s’intravedevano già dall’ep che ha preceduto questo ultimo lavoro, He Gets Me High: tagliato tutto il fuzz inutile, le ragazze si erano presentate con un tiro melodico garage mica da ridere (e una cover di There Is A Light That Never Goes Out).

E allora c’è che Only In Dreams parte con una doppietta da k.o. Always Looking, con i suoi staccato e il basso rotolante, e la melodia facile facile di Bedroom Eyes: piglio furioso e disilluso (nei confronti dell’altro sesso, ovviamente) che detta il mood del disco.

E poi, trentasei minuti in cui il ritmo è sempre incalzante, la batteria fa quasi sempre solo ta-ta/ta, ta-ta/ta, e zeppi di refrain paurosamente azzeccati e romanticamente incazzati (tipo In My Head al minuto 1’58”), come nelle migliori tradizioni girl pop.

Ecco formula vincente di questo album: ogni singolo pezzo può essere ricondotto al minimo comun denominatore della melodia dei gruppi vocali femminili anni ’60, e con semplicità disarmante. Probabilmente in un mondo parallelo le Dum Dum Girls verrebbero ripulite del loro suono sporco e del loro volume, prodotte da Phil Spector e destinate al vertice della classifica di Billboard.

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