Jamie XX – In Colour

L’interpretazione più probabile è che Jamie xx sia quel tassello bianco nel quale la girandola di colori intorno si fonde.

Lui che sta nelle retrovie a scolpire il suono dei The XX, ad assorbire sensazioni, suoni, metodi, culture, beat, oggi ha filtrato tutto attraverso le sue macchine e ha prodotto un vero e proprio debut album solista (finalmente).

Significativo che ci sia arrivato solo dopo una lunga sfilza di remix, collaborazioni, mixtape, e dopo due dischi con quella che è, a tutti gli effetti, la sua band.

Inutile dire come suona questo In Colour, suona esattamente in ogni modo in cui riuscireste ad immaginarlo.

Ma attenzione: se vi state chiedendo se esiste tra questi 43′ un’altra cosa perfetta come Loud Places la risposta è no.
Se poi vi state chiedendo se ci sia addirittura di meglio, la risposta comunque è no: quella fa categoria a sé.

C’è altro ed è tutto amalgamato, è questo il fascino un po’ perverso di questo disco, che bisogna concentrarsi sui dettagli ed è esattamente come scoprire mondi interi attraverso un microscopio.
Il club e i vicoli-pisciatoio di Londra, certe wee hours passate a cercarsi senza molto senso, la sensualità stonata di lei, i Caraibi e Brian Eno che va a pesca, una vitalità pulsante, un ritmo scemo, Four Tet, una intimità gioiose, digitalismi eterei e abissi esplosivi.

Niente di particolare per le gambe, più per la testa, molto per il cuore.
Grande Jamie: qualunque sia l’incantesimo, l’hai fatto ancora.