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artwork: Nevermind (1991)

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La risposta di Kurt Cobain allo scetticismo mostrato dalla Geffen nel vedere l’immagine scelta per la copertina di Nevermind fu un adesivo con su scritto: «se ti senti offeso da questo, devi essere un potenziale pedofilo».

Tipico di Kurt, verrebbe da dire. Ovviamente non c’è niente di cui scandalizzarsi, se questa foto è così potente non è certo per le nudità esposte.

E infatti nulla successe, (quasi) nessuna censura. Ma il solo pensiero che potesse scoppiare un casino spinse Robert Fisher, che si occupava della campagna promozionale di Nevermind, a pensare ad una versione tanto edulcorata quanto innaturale dell’immagine (= senza pene in bella vista).

Quel bambino, Spencer Elden, una volta cresciuto avrebbe dichiarato di sentirsi «come la più grande pornostar del mondo», dato che milioni di persone continuano a vederlo nudo dal 1991.

Eppure, come nelle migliori occasioni, accadde tutto molto velocemente e quasi per caso. Il padre di Spencer, neolaureato alla scuola d’arte, per questo primo lavoro “serio” aveva bisogno di un bambino. Si guardò attorno, prese suo figlio, lo scaraventò in piscina e click! Durò pochissimo, anche se una delle cose che tutti ci siamo sempre sentiti dire è che se butti in acqua un neonato, se la caverà ottimamente anche senza salvagente. Poi furono aggiunti l’amo e il dollaro.

«Fai in fretta, prima che svenga»: i Nirvana, invece, non se la cavarono altrettanto bene, alle prese con la piscina. La leggenda narra di cielo grigio e acqua freddissima, e delle session promozionali (Chris, Kurt e Dave in acqua) particolarmente irritanti.

La band scelse questa foto per un motivo specifico: trasmette libertà, purezza, gioia primordiale. Quel dollaro appeso lì ovviamente non mancò di dare l’impressione a molti che la band avesse voluto in qualche modo simboleggiare la propria “perdita dell’innocenza” (dall’indipendenza alle major, ad MTV, ecc…).

Ma se c’è un’immagine definitiva di tutta la musica anni ’90 è proprio questa: purezza galleggiante in eterna tensione verso il denaro. Da una parte l’uscita dal tunnel vacuo della musica di massa degli ’80, dall’altra il pericolo, sempre in agguato, di svendersi al mainstream. I due estremi che hanno finito per dilaniare Kurt Cobain.

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