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Patti Smith – Banga

Patti-Smith-Banga_jpg_630x1500_q85_jpeg_630x630_q85Il nuovo album di Patti Smith inizia con Amerigo: più che il viaggio di Vespucci verso il nuovo mondo è una allucinazione da spaesamento, che alterna una melodia circolare ad immagini di rivelazioni, battesimi, riti e simboli ancestrali.

Il tono – ed è una costante di tutto Banga – è facile, schietto, diretto: non c’è alcun dover essere in questo disco, c’è piuttosto l’esistenza, in tutte le sue forme, complesse ma chiarissime.

E ancora, è facile perdersi in una popsong come April Fool, animata sì dagli intarsi easy listening della sezione ritmica, ma ancora di più dalla chitarra di Tom Verlaine, che condensa in pochi minuti completamente al servizio della melodia tutta la fluidità di cui erano capaci i Television.

E lo stesso la title track, 2’50” su cui Johnny Depp mette la chitarra e le percussioni, tra echi di cani che abbaiano e una voce che più rugosa non si può, è in realtà un grosso inno alla vita (“so, banga!“) costruito su una sei corde che volteggia circolare e si posa lasciando alla poetesse le ultime parole solitarie.

Banga riserva molte sorprese, nei temi, nei toni, negli argomenti e nelle presenze.

This Is The Girl è una ballata che sa di rhythm & blues, un ricordo explicit e commosso di Amy Winehouse (this is the girl / for whom all tears fall  / this is the girl  / who was having a ball /  just a dark smear masking the eyes / spirited away, hurrying inside), a dimostrazione che Patti Smith è tutt’altro che una poetessa ieratica, immanente e distaccata, ma tiene saldo il suo appiglio nell’ora e nell’oggi (altro esempio: Fuji-san, un tributo – costruito sulla tipico suono di Lenny Kaye – al Giappone ferito dal terremoto); Seneca e Constantine’s Dream (l’unico episodio strabordante) si appoggiano sulle trame tessute dai nostrani La Casa Del Vento, e Nine parrebbe essere una canzone di compleanno per Johnny Depp.

Chiude tutto com’era iniziato, Patti Smith, interpretando in coda After The Gold Rush con l’aiuto di un coro di bambini: non è, in fondo, anche questo di Neil Young, un racconto di viaggio e di innocenza perduta?

Banga è un disco rivitalizzante e circolare, che prende il titolo direttamente da Il Maestro e Margherita e poggia sul passato (Verlaine, gli stessi Electric Lady Studios in cui è stato registrato, con lo stesso personale con cui lavorava Hendrix, Amerigo Vespucci e le miriadi di citazioni e richiami all’allora) per raccontare il presente.

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