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Temples – Sun Structures

temples_sun_structuresIl riff discendente di Shelter Song e poi …BOOM!: I Temples, al debutto, catapultano in un universo parallelo in cui ogni pozzanghera è uno specchio che deforma i volti, ogni soffio di vento può inquietare e ogni suono può sembrare sinistro o dolce a seconda del trip in cui ci si trova avvolti.

Sun Structures non inventa nulla ma rimescola – con molta sapienza e ancora più cazzutaggine – certi stilemi psichedelici tipicamente british e lo fa con tanta e tale convinzione che per lunghi tratti pare di sentire Syd Barret strafatto (anche) di redbull, o di essersi infilati in un labirinto di specchi deformanti.

Questo debutto è una enorme Interstellar Overdrive (ma la copertina è un richiamo a Who’s Next…?), è roba ad alto tasso di acido che però non rincorre stramberie (anche se Keep In The Dark sconfina in una filastrocca fanciullesca con tanto di fiati stonati ed effetti cartoon) ma punta molto su suoni roboanti (Mesmerise), punta ogni tanto a stordire con melodie da manuale (The Golden Throne) o, ancora, qualche volta a rallentare e deformare i tempi (Move With The Season).

Anche quando sviano verso intrugli semitribali (A Question Isn’t Answered) o direttamente sui Kinks (The Guesser, forse la canzone che Miles Kane non è riuscito a trovare per Don’t Forget Who You Are) i Temples rimangono saldi sull’assioma propulsivo basso – batteria – power chords… il che sì, senza mezzi termini li rende la risposta brit ai Tame Impala (che pure risentono molto di certe intuizioni lennoniane).

A ben vedere tutto Sun Structures può essere letto come un tentativo di spostare l’asse della psichedelia post anni zero nella terra di Albione, a fronte di tanti altri (i già citati Tame Impala, i Black Angels, gli Elephant Stone, piuttosto che i molti nomi presenti nel recente tributo ai Doors), farla uscire dalla tana indie e ripulirla un po’.

Il tutto attraverso canzoni che hanno per la maggior parte una struttura melodica poggiata sulla grande lezione trasmessa dai Beatles pre-1967 (ecco un riff, ecco una canzone: Ticket To Ride, ma anche And Your Bird Can Sing, Taxman, giù fino a I Saw Her Standing There).

Ma sono solo elucubrazioni da spegnere. Su il volume di Sun Structures e via.

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