Questo disco forse è l’equivalente del free jazz o forse è semplicemente che con i suoi ritmi spezzati, le sue traiettorie monolitiche e la sua copertina fatta di candore increspato suggerisce molto di più di quanto in realtà sveli.
Arrivato dopo uno stop di cinque anni, ad oggi Beacons Of Ancestorship (2009) ad oggi è il più recente lavoro dei Tortoise e non ha molto senso interrogarsi sul suo contenuto: è puro suono. [edit 2016: è attivato The Catastrophist!]
Incasinato, frammentario, affascinante, elettrico ed eclettico, tinto di kraut fino al midollo, fosse anche l’ultimo lavoro della band di Chicago sarebbe la gloriosa conclusione di un percorso post-tutto ormai indelebile.
Può essere un’esperienza quasi solenne (come in The Fall Of Seven Diamonds Plus One) o selvaggia ai limiti del punk (Yinxianghechengqi), o – ancora – avvicinarsi a qualcosa di pop (Minors) o drum’n’bass (Gigantes).
… boh!
Fatto sta che dopo così tanto tempo dagli esordi non è per nulla facile buttare nello stesso calderone Morricone, i Can, pezzi di vetro e catene, chitarre e vetri rotti, John Coltrane e Blade Runner tirare fuori qualcosa di così affascinante.
Ma a forza di essere etichettati come post, i Tortoise hanno evidentemente compiuto tutto il giro e sono tornati al grado zero: Prepare Your Coffin.
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