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Twin Sister – In Heaven

twinsisterinheaven-300x300In principio fu All Around And Away We Go, uno scintillante residuo dreamy disco anni ’80, ad attirare l’attenzione sui Twin Sister.

Faceva intuire qualcosa di diverso rispetto al resto del materiale dell’ep Color Your Life: i cinque forse forse non erano il solito gruppetto indie pop sbucato fuori da Long Island.

E infatti, questo debutto In Heaven (Domino Records, nientemeno) è un grosso salto in avanti dal suono scalcinato di allora.

Presentato come “music which you could feel comfortable cheating on someone to” e anticipato dal singolo Bad Street (recentemente rivisitato da Lindstrom & Prins Thomas) è ancora (fortunatamente) un affare sognante e languido, ma con una produzione molto migliore.

È un album di melodie leggere come polvere e ritornelli incantati, che hanno il pregio di mantenere sempre un’aura di inquietante insicurezza.

I riferimenti temporali vanno dalla fine degli anni ’70 ai pieni ’80, con le chitarre mai davvero in secondo piano e i ritmi sintetici che sembrano guardare ai dancefloor francesi più che alla new wave.
E’ un’ottima scelta, che produce alcuni momenti memorabili: Stop (alla voce il chitarrista Eric Candona) che sembra il demo di una ballata di Michael Jackson (è un complimento), i singoli Bad Street (squadratissima, qui pienissimi anni ’80) e Kimmi In A Rice Field, Saturday Sunday (dominata dalla voce squillante e atonale della vocalist Andrea Estella).

In Heaven si distingue perché con il suo linguaggio pop evoca un landscape sognante e romantico, sinora troppo nascosto dalla frenesia della Grande Mela. E’ un gran debutto.

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