Altro disco, altro viaggio: offrono gli Uyuni.
Si parte da un’esercizio di meditazione (Australe I) e si arriva alla smaterializzazione (Australe II); nel mezzo, elevazione verso l’imbrunire, l’autunno, il deserto, loop e carovane, finché il cervello non passa e va: resa incondizionata.
Lompa ed il suo manipolo mischiano il tintinnio metallico delle corde acustiche e l’elettronica soffusa, creano un pastone psichedelico che non ha soluzione di continuità e comunque soluzione alcuna, una specie di cubo di Rubik che si squaglia al rallentatore.
«E di quel che ricordi niente è come prima»: Australe pare librarsi in volo su un filosofico πάντα ῥεῖ. Minuti, minuti e minuti ancora in cui si scava alla ricerca di un possibile significato, ma inutilmente.
Strepitoso.
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