Appunti Greatest Hits / Best Of

100 Best Of da riscoprire (5)

Proseguiamo con il listone dei 100 best of / greatest hits da riscoprire. Qui le puntate precedenti. Si potrebbe obiettare che oggi ne elenchiamo 11, ma arrivati in fondo scoprirete che non è esattamente così.

The CureGreatest Hits (2001)

Greatest Hits è certamente meno pregevole di Standing On A Beach (1986) o Galore (1997), ma propone una prospettiva interessante: immaginatevi i Cure come una pop band – e una delle più grandiose, peraltro – praticamente priva di ogni risvolto dark wave post punk. Il loro bright side, mettiamola così. Probabilmente significa privarli del loro fascino, ma a dar retta a Greatest Hits anche no, o almeno non del tutto.

Orange JuiceThe Esteemed: The Very Best Of (1992)

Diciamolo subito: nonostante si tratti di un very best of, peraltro di ben 22 tracce, in The Esteemed mancano due brani clamorosi come Wan Light e Simple Thrilled Honey. Quel che salva questa raccolta è la ricchezza qualitativa della produzione degli Orange Juice ed il fatto che manchi, nel loro catalogo, qualcosa di simile: Coals To Newcastle (2010) è un cofanetto tutt’altro che introduttivo (124 brani!), The Glasgow School (2015) è un compendio di quello che accadde nel periodo ’78-’81 (cioè troppo poco).

The Jesus & Mary Chain21 Singles (2002)

Quando fu data alle stampe questa raccolta i JAMC si erano già congedati da qualche tempo, con il non indimenticabile Munki (1998); l’anno successivo, nel 2003, sarebbero involontariamente tornati nel cuore di molti grazie a Sofia Coppola – che inserì Just Like Honey nella colonna sonora del suo capolavoro Lost In Translation, lasciandola sfogare nella sequenza finale  della pellicola, che mischia romanticismo, stordimento, mistero e confusione. I fratelli Reid, comunque, si sarebbero riuniti solo nel 2007 e da allora hanno messo insieme un solo album, ma ben più che dignitoso (Damage And Joy). Tutto questo per dire che 21 Singles è ancora la summa maxima della mitologia di una band alla quale secondo alcuni è andata dritta una sola volta e ben oltre i suoi effettivi meriti (… Psychocandy, ovviamente). Ma attenzione ai paragoni impossibili: i successivi Darklands, Automatic, Honey’s Dead, Stoned & Dethroned (e forse persino Munki) hanno ciascuno i loro pregi, certo via via sempre più flebili, ma assolutamente non insignificanti.

George HarrisonLet It Roll: Songs By George Harrison (2009)

Let It Roll fu la prima raccolta a fornire una panoramica esaustiva sulla vita post-Beatles di George Harrison. Accanto al suo capolavoro definitivo All Things Must Pass, ovviamente, ci sono una miriade di brani che valgono tanto quanto la sua avventura con i Fab Four (disseminati in album più o meno apprezzabili) ci sono altri compagni di viaggio, altri sapori ed altre preghiere. Tre su tutti: Got My Mind Set On YouGive Me Love (Give Me Peace On Earth), Any Road. Rimane ancora sottovalutato l’approccio meno canonico e più sperimentale di Harrison (quello di album come Wonderwall Music e Electronic Sound), che pure meriterebbe di essere rispolverato. Menzione speciale per il titolo di questa raccolta, assai modesto e perfettamente in linea con un uomo che si definiva anzitutto un giardiniere.

EmbraceFireworks (Singles 1997 – 2002) (2002)

La band dei fratelli McNamara, arrivata a debuttare durante il massimo picco commerciale del britpop, può solo fregiarsi del fatto di essere ancora in giro, al contrario dei suoi diretti modelli/competitor (Oasis, Verve). Insomma, non c’è da dire granché degli Embrace a parte che il loro album d’esordio rimane un microscopico classico di fine anni ’90 (The Good Will Out), che loro erano (e rimangono) assolutamente privi del carisma necessario per uscire dall’anonimato. Però il talento c’è – o almeno c’era, dato che hanno pur sempre scritto Come Back To What You Know, All You Good Good People, You’re Not Alone. È più di qualcosa.

Cocteau TwinsThe Pink Opaque (1985)

Va detto che The Pink Opaque (titolo meraviglioso) non è un vero e proprio greatest hits, ma una raccolta che fu messa insieme per presentare i Cocteau Twins sul mercato USA. Attinge ai primi tre lavori della band – Garlands (1982), Head Over Heels (1983) e Treasure (1984) – ma include anche Millimillenary (altrimenti rintracciabile solo su una compilation targata NME) e l’intero ep Pearly-Dewdrops’ Drops. Così fornisce, in appena 40′, una credibilissima panoramica sui Cocteau Twins degli esordi, per alcuni la loro versione più affascinante. Acrobazie vocali, acrobazie chitarristiche, un sacco di riverberi ed eco: c’è da rimanere storditi.

Betty DavisThis Is It! (2005)

A sentire Miles Davis, che nel 1968 la sposò, Betty Davis era «troppo giovane e troppo folle». Ma ammette anche che fu lei a fargli intuire quei suoni che poi lo avrebbero fatto svoltare dal cool jazz: lo introdusse a Sly Stone, Jimi Hendrix (a proposito, il loro matrimonio finì perché lui – di per sé non esattamente un santo – era convinto che Betty avesse una storia parallela con Jimi), alla black music più trendy. Un uragano di donna, che smise i panni di modella perché troppo poco impegnativi e decise di dedicarsi alla musica. Una tremenda scarica di sensualità (If I’m In Luck I Might Get Picked Up), aggressiva, eccessiva, fiera ed irresistibile. This Is It! spiega bene perché Miles (e molti altri dopo) se ne innamorarono perdutamente.

The Shangri-LasRemember: Hits & Rarities From The Bad Girls Of 60s Pop (2011)

Le Shangri-Las sono passate alla storia per essere state un girl group non esattamente carino & coccoloso: preferivano raccontare di come si fossero innamorate di tizi poco raccomandabili, indossare stivali di pelle, atteggiarsi da bullette e ballare molto strette ai loro uomini. Fieramente scandalose, a dir poco. Remember è una di quelle retrospettive che mettono insieme successi (su tutti: Remember (Walking In The Sand), ripresa dagli Aerosmith, e Leader Of The Pack, il loro manifesto definitivo, censurato dalla BBC e molto criticato in patria) e rarità (tra le quali ben quattro spot registrati per la radio). Potrebbe essere anche troppo, ma la loro è una di quelle storie da conservare.

Patti SmithLand (1975-2002) (2002

Land (1975-2002) è un’altra di quelle retrospettive che unisce successi a rarità, impreziosendo il tutto con un libretto ricco di foto, riproduzioni di testi scritti a mano e ricordi personali. È la perfetta introduzione al mondo di Patti Smith, anzi: dando per scontato che sia fondamentale conoscere la poetessa del rock’n’roll, da qui potreste capire se andare oltre e approfondire (ed ogni tanto è faticoso – perché il suo approccio al rock spesso tale è) o accontentarvi. Nel caso optasse per quest’ultima scelta, ok. In Land (1975-2002) – appunto – troverete l’essenziale / imprescindibile (Because The Night, Rock’N’Roll Nigger, Frederick, Dancing Barefoot, Paths That Cross, When Doves Cry, Gloria, Babelogue) e anche qualcosa in più (ad esempio la splendida demo di Redondo Beach).

QueenGreatest Hits (1981), Greatest Hits II (1991)

Ci sono moltissime ragioni per amare alla follia i Queen: la voce di Freddy Mercury, la sua presenza scenica, i loro singoli coraggiosi, gli eccessi, la chitarra di Brian May. O anche solo quell’esibizione durante il Live Aid, tanto basta. Non ne troviamo mai nemmeno una, però, per ascoltare un loro album dall’inizio alla fine. Anzi, con estrema onestà, ciò che dei Queen conserviamo senza se e senza ma è un pugno di brani (tutti spettacolari) dal primo e dal secondo greatest hits (quindi nemmeno entrambi per intero). Il terzo non è nemmeno nominabile, ovviamente.