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A Place To Bury Strangers – Onwards To The Wall

A-Place-To-Bury-Strangers-Onwards-To-The-Wall-608x608Non sono un amante del formato Ep. Troppo breve. Lascia insoddisfatti e, in certi casi, porta all’esclusione di ottimi brani dai dischi pubblicati in seguito.

Ciò detto la nuova produzione degli A Place To Bury Strangers è una bomba.
Cinque pezzi in pieno stile APTBS. Oliver Ackermann e soci in forma strepitosa, compreso il nuovo entrato Dion Lunadon al basso.

Sedici minuti filati di muro del suono impenetrabile e devastante. Un viaggio folle e allucinato a 300 km l’ora in un tunnel di nebbia. Voce mettalica e rareffata, batteria marziale e ossessiva, basso a martello pneumatico e chitarra indiavolata che entra da ogni lato fra feedback, riverberi, sirene e cristalli in frantumi.
Il noise percussivo e dissonante (I Lost You), la psichedelia più acida (So Far Away) e la new wave angolare e oscura (Onwards To The Wall, ospite Kimya Dawson). Quegli stessi elementi che hanno fatto apprezzare i due album precedenti, si ritrovano immutati: la cattiveria corrosiva dei Big Black, le atmosfere distorte e inquiete dei Black Angels, i fumi tossici dei My Bloody Valentine e il disagio suburbano postindustriale dei Killing Joke.

Un viaggio catartico dall’intensità tanto pregna da risultare quasi insostenibile. Ma in cui immergersi fino all’ultimo. Al massimo del volume sopportabile.

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