Appunti

Fa lo stesso… [2014 edition]

Ci risiamo!
Anche nel 2014 – ovviamente – abbiamo ascoltato alcuni album che non ci sono piaciuti. Ma non li troverete in questo elenco.
Qui ci sono quelli dai quali bisognerebbe stare proprio alla larga.
Noi vi abbiamo avvisati…

Brian AdamsTrack Of My Years

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Un disco di cover, ascoltato senza pregiudizio. Ma quando è troppo è troppo. Brian Adams riesce a rendere noiosi anche brani come Rock’n’Roll Music di Chuck Berry (al quale auguriamo di non ascoltare mai questa versione – per contro, speriamo che Keith Richards un giorno incontri Adams e gliela faccia pagare) o C’mon Everybody di Eddie Cochran. Senza contare l’illegale deturpamento di God Only Knows o Any Time At All. Nelle bonus tracks (solo lì, non si sa mai che qualche frigida adoratrice si spaventi troppo) Brian Adams tira addirittura fuori delle chitarre simil-cattive per omaggiare Muddy Waters (You Shook Me), il tutto, come ovvio, con un (mono)tono roco che vorrebbe essere sexy e invece.. cazzo, proprio no! No comment sull’inedito incluso (She Knows Me), a parte… che ci fa un inedito in un disco del genere?

Pink FloydThe Endless River

endless_riverQuella dei Pink Floyd non è mai stata «solo musica», ha sempre avuto un senso trascendente, fosse nascosto o meno. Ed è per questo motivo che il giudizio su questo inaspettato ritorno non può fermarsi all’aspetto compositivo (che comunque è una tronfia elegia). Il punto è proprio che The Endless River non ha senso: ci poteva essere ampiamente risparmiata questa voglia di chiudere così, azzoppati, asserragliati dietro un marchio dall’enorme appeal commerciale ma ormai artisticamente defunto da tempo immemore. Gilmour, insomma, non si è ritratto a scelte più pudiche e perciò gli sarà sempre imputato di non aver lasciato riposare in pace il mito.

Foo FightersSonic Highways

sonic_highwaysIdea molto bella: viaggiare attraverso gli States andando a scovarne l’anima musicale in 8 diverse città, fermarsi in ciascuna per registrare nuovi brani in collaborazione con leggende locali, cercando di mantenerne intatto lo spirito. Ma se gli 8 episodi andati in onda sulla HBO sono oggettivamente qualcosa da lasciare ai posteri, su disco la resa poteva essere certamente migliore. Nel senso che, nonostante tutto quello che c’è dietro, Sonic Highways suona esattamente come l’ennesimo album dei Foo Fighters: dritto dritto, tanto volume, tanta potenza, solo con un po’ di cuore in più – ma non abbastanza viste le aspirazioni del progetto (n.b. è la seconda volta di fila che li includiamo nel nostro listone di monnezza di fine anno).

U2Songs Of Innocence

songs_innocenceCome sparare sulla croce rossa? Un attimo, prima le polemiche: ha ragione Bono, gli U2 non devono scusarsi di nulla, non diciamo cazzate. Loro non hanno violato il domicilio (informatico) di nessuno dei milioni di utenti Apple sparsi per il mondo; da quel famoso giorno in poi Songs Of Innocence l’abbiamo trovato lì, abbiamo potuto scegliere se scaricarlo o meno – esattamente come un aggiornamento, come altre miliardi di minchiate. Noi l’abbiamo fatto volontariamente. Bene che non si siano ripiegati su canzoni uguali all’ultima volta (e a quella prima, e a quella prima ancora, ecc…), ma non può bastare variare un po’ il registro. Songs Of Innocence (al di là, probabilmente, di The Miracle…) manca della scintilla necessaria per arrivare ad una (comunque stiracchiata) sufficienza.

AAVVThe Art Of McCartney

Various-Artists-THE-ART-OF-McCARTNEY-MP3Presentato come un tributo alla genialità di Paul McCartney da parte di illustrissimi colleghi, invero si rivela un carrozzone senza capo né coda. Pochissimo da salvare: Corinne Bailey Rae che trasforma Bluebird in un soul intimo e lascivo; il maestro Allen Toussaint alle prese con Lady Madonna (credibilissimo) e Smokey Robertson che rende propria So Bad, con una voce incredibile; Toots Hibbert che si accompagna a Sly & Robbie per una versione reggae di Come And Get It; B.B. King, la sua chitarra e la sua voce per On The Way; Bob Dylan che quasi si diverte con Things We Said Today. Il resto veleggia tra l’imbarazzante (Let Me Roll It rifatta da Paul Rodgers), l’inaccettabile (i Def Leppard che gigioneggiano con Helen Wheels), l’evitabilissimo (Alice Cooper alle prese con Eleanor Rigby, il tronfio Billy Joel presente con Live And Let Die e Maybe I’m Amazed). Una raccolta che assolve il suo compito solo quando ci ricorda cosa sarebbe successo se quelle canzoni non le avesse scritte il Macca, ma altri. Alla larga.

– P. –

Scott Walker + Sun O))) – Soused

Una banalizzazione del post-rock potrebbe essere: trovi una melodia che ti piace e la ripeti per un tempo che va dai 6 minuti all’infinito. Se azzecchi il giro orgasmo, se sbagli taglio vene.
Qui l’accoppiata è affascinante ma se alle lasagne al forno aggiungi il fritto misto, il pasto si fa indigesto e la notte carica di incubi.
5 canzoni elongate per 50 minuti che la metà bastava a rendere l’idea e arrivare fino in fondo è un’agonia.
Poi, se l’obiettivo era  rinchiudere l’ascoltatore in un soffocante senso di ansia e smarrimento, missione compiuta.
Seduta dal dentista.

Prince – Art Official Age

Per il suo trentratreesimo (!) album, Roger Nelson si produce in una raccolta di 13 tacce che riassumono quanto di peggio il folletto di Minneapolis abbia saputo produrre sino ad oggi. I suoni flaccidi, le vocine filtrate, il tono mendicante e perennemente arrapato, quel mix di funky e disco che almeno in passato veniva bilanciato (o nascosto?) dalla fantasia e dal senso del pop.
In sintesi un penoso tentativo di rinverdire qualche fasto e recuperare gli avanzi dalla spazzatura. Peggio delle carampane che si tingono i capelli color rame per darsi un tono.
Seduta dalla parruchiera.

John Frusciante – Enclosure

L’avevamo già scritto ai tempi di PBX Funicular Intaglio Zone: qualcuno dovrebbe spiegare al buon Johnny che non c’è una legge che lo obbliga a pubblicare qualunque cosa registri nella sua stanzetta mentre spippola con sequencer e sintetizzatori.
Enclosure è un disco confuso e abbozzato, che appoggia qualche buona intuizione (Crowded) su basi ritmiche e melodiche sghembe e pasticciate. In ogni brano, anche il migliore, c’è qualcosa che rovina tutto.
Seduta dallo psicologo.

Coldplay – Ghost Stories

Se più su trovate gli U2, allora non potevano mancare i Coldplay.
Ho talmente snobbato questo disco che pensavo di non averlo neppure ascoltato. Invece una volta l’ho fatto. E non ne ricordo assolutamente nulla. Oblio.
Seduta dalla sensitiva.

Röyksopp – The Inevitable End

The Inevitable End sarà l’ultimo album tradizionale del duo norvegese.
Per essere una sorta di testamento, si poteva sinceramente fare di più. Pochi spunti degni di nota (Sordid Affair, Running To The Sea e Compulsion), per il resto noia.
Che il tocco magico avesse perso efficacia si era capito già in passato, ma quest’ora di elettronica è deludente e per nulla coinvolgente. Un album triste, privo del fascino mai eguagliato di Melody A.M.
Seduta dal notaio.

– Nd –

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