Chvrches – Every Open Eye
Osannati senza motivo.
Un disco elettropop fastidioso nel suo pretendere di essere qualcosa di più, ruffiano ed ammiccante. Forse la strepitosa colonna sonora di Drive ha fatto un mucchio di danni, forse comunque vada non ci sbarazzeremo mai degli anni ’80, che in questi anni ’10 vengono pure pompati di hipsterismo fino a non poterne davvero più.
Bob Marley – Easy Skanking In Boston ’78
Evidentemente nei cassetti della famiglia Marley non c’è nulla che possa nemmeno lontanamente avvicinarsi alla grandezza di Live! (1975): uno dei migliori album dal vivo non solo del genere, ma di tutti i tempi. Da questo punto di vista, quindi, forse non ci si deve stupire troppo. Ma è l’ennesimo tentativo di avvicinarsi, ecco, e Bob per primo avrebbe odiato un disco del genere, messo insieme da qualcuno che evidentemente pensa sia sufficiente mixare alto il casino del pubblico per ottenere un po’ di calore.
Stereophonics – Keep The Village Alive
Possiamo salvare solo il singolo C’est La Vie, proprio perché in fondo siamo dei nostalgici cazzari. Sul resto aleggia una sola domanda: perché?
Tra l’altro, il precedente lavoro degli Stereophonics, Graffiti On The Train, si era già guadagnato questa nostra domanda già nel 2013.
Wilco – Star Wars
Adorati dai più a prescindere, in realtà i (gli?) Wilco sono capaci di cose strepitose e altre molto meno irresistibili. Star Wars (accompagnato da una copertina – ossimoro) rientra in quest’ultima categoria, risolvendosi in una lagna che lascia fuori (forse volutamente) ogni lato eccitante di Jeff Tweedy e soci.
Taylor Swift / Ryan Adams – 1989
Un intero album (quello di Taylor Swift, in realtà pubblicato nell’ottobre 2014) rifatto pochi mesi dopo (da Ryan Adams): su questa cosa si potrebbe scrivere un trattato. Se l’originale è un milionario pastone girl (?) pop, perfetto per anestetizzare un’intera generazione, può essere che qualcosa cambi se quelle canzoni vengono reinterpretate da un artista con un suono (reputazione? sensibilità?) più alternative? [n.b. il termine non è scelto a caso]. Insomma, cambia anche il pubblico di riferimento? E se l’originale 1989 ci ha lasciato indifferenti e l’opera di Ryan Adams no, cosa cambia? Volendo accantonare tutti questi ragionamenti bisogna dare merito all’ex Whiskeytown per aver mostrato una cosa fondamentale: da qualunque lato lo si prenda e nonostante quello che dicano i dati di vendita, 1989 è robaccia; pure se suonato come l’avrebbero suonato gli Smiths (che però le canzoni le sapevano scrivere), i Fugazi, un’orchestra sinfonica o tentando di ricrearne le melodie sbatacchiando le stoviglie.
Coldplay – A Head Full Of Dreams
Qualcuno un giorno scriverà un libro anche su come si possa passare dai tormenti di Trouble e Spies all’euforia di A Head Full Of Dream e Hymn Of The Weekend. 12 tracce, qualche spunto salvabile, le collaborazioni “giuste” e una canzone ancora oggi nella top ten dei singoli più ascoltati in radio in Italia (sic). Album di plastica dell’anno.
Up & Up
Avicii – Stories
Un’ora di pop dance da festa in parrocchia che rubacchia qui e là, un po’ Daft Punk e un po’ Katy Perry. Auto tune, unicorni e arcobaleni ovunque. E una gran confusione.
Can’t Catch Me
Bob Dylan – Shadows In The Night
Non si può pretendere di pubblicare un album di canzoni confidenziali (10 cover di standard pop portati al successo da Sinatra) dopo aver deciso per anni di fregarsene dell’intonazione.
Arrangiamenti fiacchi e troppo dimessi e interpretazioni prive di carisma che appesantiscono mezz’ora di musica rendendola insopportabile.
Autumn Leaves è straziante, ma perché sembra uscita dalla colonna sonora de La Famiglia Addams.
Where Are You?
Electric Six – Bitch Don’t Let Me Die
A scuola abbiamo avuto tutti quel compagno petulante e scurrile, convinto di essere simpatico quando si esprimeva con le parole che non piacevano alla maestra, al prete e alla mamma.
In realtà, non solo non divertiva, ma si rendeva immediatamente insopportabile.
Peggio di quei bambini ci sono solo quegli adulti che non hanno perso il vizio e, non paghi, lo riportano in musica.
La formula vulgar-funk degli Electric Six poteva funzionare ai tempi di Fire, oggi è solo fastidiosa.
Kids Are Evil
Purity Ring – Another Eternity
I peggio suoni dell’elettro-pop, mescolati alla peggio deriva moderna del R&B.
Tremola tutto e la voce di Megan James è insostenibile.
Repetition
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