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The Horrors – Luminous

horrors_luminousLuminous, ma la copertina mostra una specie di agglomerato metallico che riflette luce lontana.

E se il precedente Skying era un monolite visionario e annebbiante, per questo quarto capitolo della saga le visioni restano ma gli Horrors puntano decisi sul ritmo e lo fanno in maniera irrefrenabile.

Non c’è un attimo di vera pausa: la band di Faris Badwan si lascia andare spesso ad aperture e suggestioni che vanno dallo shoegaze di Loveless (Jealous Sun) al ritmo della Haçienda (il prologo di Chasing Shadows), da carillon sfasati su tappeti di chitarre trattate (Falling Star) a ninna nanne inquietanti (Change Your Mind).

Non c’è soluzione di continuità, Luminous è un’onda nera che monta nella notte con fragorosa intensità e minaccia di ingoiare tutto con la forza di un ciclone (Mine And Yours).

La perfezione del progetto che gli Horrors volevano proporre viene raggiunta con con il minutaggio più abbondante dell’album: I See You mette insieme tutto quello che questa band è stata e oggi è. La propulsione, l’aspirazione psichedelica, il basso made in Madchester, un refrain che è quasi un momento di quiete nella tempesta e un tripudio di synth che sembrano spingere e spingere con la forza di un razzo per l’iperspazio, prima che la sezione ritmica si mangi tutto in una corsa ascensionale verso le stelle per poi scomparire nel nulla.

Ecco che Luminous si rivela per quello che è, un poderoso tour de force non tanto per le gambe quanto per il cervello, che ne esce sovrastimolato: dai suoni, dai racconti decadenti, dai battiti incessanti, dai chorus facili facili mischiati a momenti di assoluta espansione sensoriale.

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