Dischi

Liam Gallagher – C’MON YOU KNOW

Terzo album solista per Liam Gallagher, terzo successo.

Ancora, C’MON YOU KNOW non è la rivoluzione – e sbaglia chi se la aspetta da lui – ma mostra una certa discontinuità rispetto ai precedenti As You Were e Why Me? Why Not: per la prima volta non ci troviamo di fronte ad un’opera super compiacente verso i nostalgici degli Oasis.

La consueta schiera di produttori dei quali Gallagher Jr. si  circonda (tra questi: il solito Greg Kurstin, ma spunta anche Ezra Koenig) hanno spinto verso un approccio più moderno alla composizione dei brani.  Basta vedere come è assemblata Everything’s Electric e quanto in primo piano stia la voce nel crescendo; o la tripletta iniziale More Power, Diamond In The Dark (probabilmente il miglior brano del disco), Don’t Go Halfway.

Il risultato è che le coordinate di C’MON YOU KNOW vanno cercate (anche) altrove, ad esempio negli Stone Roses e (anche di più) nel percorso solista di Ian Brown; nei Rolling Stones (quelli di Aftermath soprattutto) che si mischiano ai futurismi eighties della Haçienda. Magari i TV On The Radio. Per molti aspetti ci troviamo di fronte alla ripresa del discorso interrotto con BE e delle sue interessanti intenzioni.

Un album dinamico e vario, insomma, e anche Liam in sé oggi pare un po’ diverso. Rimane ferma la sua attitudine confrontazionale, ma C’MON YOU KNOW lo vede in egual misura impegnato su due fronti: da una parte promette un sacco di divertimento, di birre lanciate per aria e casino, dall’altra certi passaggi apologetici ed autocritici lasciano trasparire qualcosa di più profondo. Saranno i cinquant’anni, sarà che prima o poi l’equilibrio si concretizza e poco rimane del resto.

Per molti aspetti C’MON YOU KNOW è miglior album solista di Liam Gallagher – se non altro perché apre di molto il ventaglio delle possibilità. The future is unwritten.