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Arctic Monkeys – Suck It And See

Arctic-Monkeys-Suck-It-And-See-2011-300x300Suck It And See è la definitiva conferma che di certe cose bisogna farsene una ragione, prima o poi.

Tra queste, il fatto che un mucchio di band inglesi (e non) degli anni zero abbiano scritto ottimi dischi di debutto per poi rapidamente sprofondare (ritornare?) nel limbo dell’inutile.

Non gli Arctic Monkeys e in parte è una sorpresa, in parte no.

Perché per quanto ottimisti si possa essere, era chiaro che la miccia dell’esordio si sarebbe in qualche modo affievolita. Però i Monkeys non sono mai stati solo dinamite, ma anche solidissimo songwriting.

E che Alex Turner fosse ormai cresciuto e ancor più consapevole delle proprie qualità si poteva intuire dal recente ep Submarine; d’altra parte, però, Brick By Brick era tutt’altro che esaltante (è ancora così).

Registrato negli assolati Sound City Studios di Los Angeles, Suck It And See non fa saltare dalla sedia per esplosività.

Ma ci prova, gettando anche un occhio ad Humbug, alle sue strutture desertiche e al modo di comporre che la band aveva sperimentato al tempo (condotta per mano da Joshn Homme). Sarà anche che una grossa differenza col passato la fa il fatto che gli Arctic Monkeys abbiano (finalmente?) «scoperto le altre tre corde della chitarra», come dichiarato di recente.

Fatto sta che musicalmente si tratta di un album in bilico tra il rock’n’roll diveritito e quello sentimentale (ma strappa sorrisi, non lacrime), che si lascia davvero andare nella seconda metà.

È un disco adulto, nell’accezione migliore del termine. I Monkeys guardano definitivamente lontano, oltre la propria cerchia di conoscenze, oltre riti giovanili, più in là della vita di strada dei sobborghi di Sheffield.

Muovono l’attenzione dall’orizzonte sino al terreno sotto i pedi, e mostrano una capacità di sintesi tra grande e piccolo, tra debolezze e spavalderie, tra esistenzialismi e cazzate, che sa essere intelligente e irriverente, oltre che agrodolce («do you still think love is a laserquest, or do you take it more seriously..?»).

E l’amore cantato da Turner è sempre meno impavido che nei dischi precedenti: il ragazzo s’è accorto, evidentemente, di un paio di effetti collaterali (tra cui una non precisata «jealousy in technicolour»).

Molti rimarranno delusi da Suck It And See: troppo affezionati agli Arctic Monkeys in versione fish&chips. Invece, prima o poi, si cresce. Non che fish&chips ti piacciano di meno, ma impari ad apprezzare anche un po’ quella piccola serenità stare in coda, invece di saltarla e attaccare rissa.

2 comments on “Arctic Monkeys – Suck It And See

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