Appunti

Domenica lunatica #2

Secondo i complottisti di QAnon, Keith Richards non sarebbe altri che JFK Jr. – e potremmo anche chiuderla qui, ma non lo faremo, volevamo solo iniziare facendovi ridere.

Sono tornati a farsi vivi i Labradors con un brano che è finito in (non una, non due, ma ben) tre playlist ufficiali Spotify: Anger Management Plan N° 237. Hanno raccontato un po’ di cose ad Indie For Bunnies e altre a perindiepoi, ora l’auspicio è quello di vederli dal vivo – che è il loro habitat naturale.

A fine settembre siamo stati al concerto dei Cosmetic all’Arci Bellezza di Milano. Tra i molti brani ancora inediti, Morsi ci aveva ammazzato. Da qualche settimana è stata rilasciata ufficialmente e confermiamo di non esserci ancora ripresi.

Nemmeno il tempo di annunciare la separazione dallo storico batterista Paul Thomson che i Franz Ferdinand sono tornati con un nuovo singolo, Billy Goodbye, ad anticipare la raccolta Hits To The Head in uscita l’11 marzo del prossimo anno. Ed è subito 2004.

A proposito di anni zero, uno spunto da un recente riascolto di Four Tet: meglio Rounds o Everything Ecstatic? Scelta difficilissima ma forse il primo.

È tutto un costante fiorire di anniversary edition / special edition, ecc… Quella preparata dai Radiohead per KID A e Amnesiac, KID A MNESIA, contiene anche alcuni scarti (come altro definire Pyramid Strings e How To Disappear Into Strings, o le tre versioni di Untitled?) ma anche cose succulente come – finalmente – Follow Me Around. È un brano che risale almeno alla seconda metà degli anni ’90 e che era diventato un po’ un mistero, ma ora ha anche un video parecchio inquietante (un po’ diari del lockdown, un po’ horror) ed altrettanto affascinante, starring Guy Pearce.

Possiamo ammettere, però, che la cosa più interessante delle iniziative celebrative architettate dai Radiohead è la parte grafica e, tra tutte, il libro che raccoglie le tavole di Stanley Donwood e Thom Yorke? Si acquista qui, oppure via Amazon. I due hanno raccontato tutto quel momento di venti e passa anni fa – la genesi di quell’arte – al Guardian giusto questa settimana; ma Per vederli interagire davvero vi rimandiamo all’intervista rilasciata alla casa d’aste Christie’s lo scorso settembre («la prima volta che lo incontrai – racconta Thom di Stan – capii che avrei finito per odiarlo, oppure per lavorarci insieme per sempre. Una delle due»).

Nel mucchio, poi, abbiamo ascoltato anche la riedizione per il decennale di El Camino. L’album rimane ovviamente fighissimo e ha retto alla prova del tempo – ma la pubblicazione in sé è un po’ strana. Oltre al disco come lo conosciamo, per il resto ci sono i Black Keys che suonano (praticamente) la stessa scaletta per la BBC (qui) in concerto a Portland e dal vivo in studio. Tre ore e un quarto di minutaggio totale. Anche meno, eh…

Seguite ora @lamiavitain400dischi e le sue piccole recensioni sentimentali, disperandovi sin da adesso per quando sarà finita.

Tornando a guardare al prossimo futuro, il 2022 vedrà il ritorno di Johnny Marr – arrivato ormai al quarto album solista. Intanto l’ex Smiths ha pubblicato l’ep Fever Dreams Pt. 1. La prima impressione è che non vada troppo distante da quanto sentito sull’ultimo Call The Comet, pur spingendo su suoni decisamente più virati verso l’universo Electronic / New Order.

Fever Dreams Pts 1-4 arriva a fine febbraio, ma se non resistete all’attesa Marr ha anche registrato una session dal vivo ai suoi mistici quartieri generali: Johnny Marr Live At The Crazy Face Factory si può vedere acquistando un biglietto virtuale e How Soon Is Now? è una preview di quello che vi aspetta (certo, la camicia verde ramarro fa venire voglia di cavarsi gli occhi; a quel punto vi farete bastare di nuovo Adrenalin Baby).

Lo stesso giorno (25 febbraio 2022) sarà anche il momento in cui ascolteremo per intero Everything Was Beautiful, successore di And Nothing Hurt. Gli Spiritualized sembrano sempre conoscere un qualche segreto, qualcosa sulla bellezza (intesa nella sua forma più pura) che il resto di noi ignora. Detto questo, allora Jason Pierce saprà sicuro che mettendo insieme i titoli del suo ultimo album e del prossimo si ottiene una delle citazioni più estrapolate da Mattatoio N° 5 di Kurt Vonnegut («everything was fine, and nothing hurt» – qui per una discussione un po’ stimolante) e, anzi, certamente è qualcosa che ha pianificato. Fatto sta che nessun altro titolo della storia recente del suo progetto è sembrato un addio quanto questo.

Il presente è fatto anche dal nuovo album dei War On Drugs, un ennesimo frammento di meraviglia che possiamo consigliare di cogliere anzitutto da questo Tiny Desk Concert casalingo per NPR. Poi fateci anche sapere se da voi succede la stessa cosa quando chiedete in prestito un capotasto.

Questa è una delle robe più divertenti che abbiamo visto sui social ultimamente (teorie QAnon a parte, s’intende):

Questi, invece, quattro show ai quali vorremmo davvero arrivare in fondo, prima o poi:

Rimanendo su podcast e dintorni, tra le varie uscite firmate Storie AvvolgibiliElvis. Il Diario Di Un Serial Killer è quella che ci ha preso di più. Per la storia (quella delle vicende criminali di Gianfranco Stevanin) e lo stile narrativo, certo. Ma anche per le sue musiche originali:

Letture: aggiorneremo l’apposita rubrica (prima o poi), però sappiate che qui siamo impegnati su Tutti Ti Amano Quando Sei Morto, di Neil Strauss, e Please Kill Me di Legs McNeil e Gillian McCain. Ne avremmo un altro mucchio prima, ma chiusi questi ci butteremo impazienti sull’autobiografia di Dave Grohl.

Chiudiamo con questa, che di domenica i Weather Report fanno solo che bene. Black Market è uno di quegli album che abbiamo scoperto durante il lockdown dello scorso anno e ancora ci giriamo attorno.