Dischi

Four Tet – Three

Approssimativamente – così è, vista la miriade di uscite nel frattempo – questo Three è il primo album vero e proprio a nome Four Tet da Sixteen Oceans del 2020.

Gli anni in cui Kieran Hebden iniziò a svelare al mondo la sua interpretazione della house music (Ringer, There Is Love In You) sono lontani e ancor più lontano è l’universo precedente (Everything Ecstatic, Rounds).

Eppure, in Three quelle due visioni non solo sembrano arrivare ad unità, ma anche incorporare gli orizzonti levigati di ciò che è avvenuto nel frattempo (soprattutto: Morning/Evening e New Energy).

Quindi, oggi abbiamo a che fare con tessiture che si snodano verso angoli quasi mistici (Gliding Through Everything, So Blue), episodi nei quali i bpm aumentano solo per vezzo (Daydream Repeat, 31 Bloom), altri che sembrano scavare senza meta, scoprendo strati di stupore sempre maggiori (quella meraviglia che è Skater), o improvvise reminiscenze di una giovinezza placida (Loved).

Three è un album languido e profondo; come ogni cosa toccata da Hebden, è una miniera di dettagli e increspature. È profondamente suo, ma profondamente universale.

Four Tet è l’unico artista che abbia davvero rivoluzionato la musica elettronica (qualunque cosa sia effettivamente) in questo millennio – Three ne è una ulteriore prova.