Appunti

Holidays are over!

migliore musica agosto 2016

Ammettiamolo, le vacanze sono ufficialmente finite.

Negli ultimi giorni vi sarete sicuramente riempiti le orecchie con Frank Ocean (… don’t believe the hype, dicevano certi saggi di Long Island), e speriamo abbiate anche trovato il tempo per dare un’occhiata al nostro reportage dalla mostra dedicata ad Amy Winehouse (A Family Portrait) in corso ad Amsterdam e – magari –  per un po’ di nostalgia anni ’90 (vent’anni di Travelling Without Moving!) e per qualche visione dei meravigliosi sixties (cinquant’anni dall’ultimo concerto dei Beatles).

E magari vi state interrogando se davvero Robert “3D” Del Naja sia Banksy (o viceversa?).

Bene, pronti/via: abbiamo deciso di riassumere qui un po’ a caso alcuni spunti che ci sarebbe piaciuto approfondire ma – insomma – era agosto anche per noi.

Elvis Costello ha compiuto 62 anni: ecco il suo strepitoso live di fine luglio al Newport Folk Festival 2016 (via).

Tra qualche giorno verrano ripubblicati i primi due album dei Verve: A Storm In Heaven (1993) e A Northern Soul (1995): generalmente, entrambi hanno il difetto di non essere Urban Hymns, però secondo Drowned In Sound ci sarebbero ottimi motivi per considerare il primo addirittura il capolavoro della band di Richard Ashcroft e – comunque – qui troverete una serie di curiosità che potrebbero ingolosirvi a tal punto da andare a ripescare anche A Northern Soul (spoiler: non sarà tempo perso). Comunque, la versione tirata a lucido di A Storm In Heaven include due inediti: Shoeshine Girl e South Pacific, quest’ultima è accompagnata da immagini girate durante le registrazioni del disco dal produttore John Leckie – una grande testimonianza dell’epoca.

Dopo ben un lustro di pausa (tanto è trascorso da It’s All True), all’inizio di quest’anno gli Junior Boys hanno pubblicato un nuovo album, Long Black Coat; pare ci abbiano preso gusto perché con ritrovato entusiasmo si sono di nuovo fatti vivi: l’ep Kiss Me All Night è arrivato un po’ in sordina via bandcamp ma merita più di un ascolto (e contiene una cover di John Martyn, Some People Are Crazy).


E a proposito di gente che non si faceva viva da un po’: i No Age sono riapparsi all’improvviso con Separation e promettono a brevissimo una nuova uscita, oltre che un tour in Norvegia (?). (via)

J Mascis ha messo in fila i dischi i dischi dei Dinosaur Jr. dal peggiore al migliore (del nuovo Give A Glimpse Of What Yer Not parleremo anche su queste pagine a brevissimo) e lo stesso ha fatto Norman Blake con gli album dei suoi Teenage Fanclub.

Qui c’è un’intervista a Don Cheadle che fa venire una voglia matta di guardare il suo non – biopic su Miles Davis.

Pare poi che qualcuno si sia preso malissimo con il video di Daydreaming dei Radiohead, e abbia quindi analizzato ogni possibile significato nascosto in quelle immagini… si tratta di teorie molto, molto suggestive e che avvalorano il significato che abbiamo dato all’ultimo A Moon Shaped Pool; guardate voi stessi:

Il video più interessante (e divertente) che ci è capitato di guardare è quello che Dj Shadow ha realizzato per Nobody Speak (dal nuovo The Mountain Will Fall), traccia in collaborazione con i Run The Jewels (n.b: Dj Shadow sarà il 5 novembre prossimo a Torino per il Club To Club).

Ritornati l’anno passato con il non esaltante Death Magic, gli HEALTH hanno appena pubblicato una nuova traccia, Crusher, per la serie Adult Swim Singles 2016.

Nonostante tutto, nulla di così malato quanto questa testimonianza di Björk preadolescente che interpreta Matahari con la sua band delle medie (liceo al massimo) nel 1982.

Una vera meraviglia, invece, questi 24′ di Four Tet dal vivo alla Sidney Opera House: la performance risale a gennaio, ma il video è fresco di pubblicazione (hint: si tratta di Morning Side, da Morning/Evening, quindi davvero mettetevi comodi).

Venendo al ricchissimo capitolo Beatles, vogliamo anzitutto segnalarvi questo articolo che racconta la strana connessione tra la vicenda John Lennon vs USA e le attuali politiche di Obama sull’immigrazione.
Soprattutto, dal 15 al 21 settembre sarà nei cinema The Beatles: Eight Days A Week, docufilm messo insieme nientemeno che da Ron Howard sugli anni folli spesi in tour dai Fab Four (fino, appunto, all’ultimo concerto di San Francisco): qui per acquistare i biglietti.

Una settimana prima (9 settembre) verrà pubblicato anche The Beatles: Live At The Hollywood Bowl, riedizione dell’unico – introvabile – vero live dei Beatles, restaurato da Giles Martin: rispetto alla versione originale del 1977 dovrebbe effettivamente sentirsi qualcosa oltre le urla isteriche del pubblico. Rolling Stone ha inoltre realizzato l’ennesima grandiosa intervista a Paul McCartney (uno dei migliori passaggi: «Do you think Kanye is a genius? I don’t throw that word around. I think he’s a great artist.»).

Chiudiamo con gli Oasis, perché il prossimo 7 ottobre il tanto vituperato Be Here Now sarà ripubblicato con nuova masterizzazione, l’aggiunta di tutte le b-side dell’epoca e – cosa più interessante di tutte – i famosi mustique demos sinora del tutto inediti (un po’ come i vanilla tapes dei Clash): magari sveleranno qualcosa in più sulla genesi dell’album, che alla fine non è stato ri-editato come da intenzioni originali perché Noel Gallagher, dopo aver rimesso le mani su D’You Know What I Mean, si era già rotto le palle.
A proposito, avete idea di che razza di follia sia stata girare il video di quella canzone? No? Ecco…:

Più o meno casualmente, Liam Gallagher è tornato a farsi sentire con la sua prima intervista in tre anni (e cioè dallo scioglimento dei Beady Eye), per Q Magazine (e che trovate integralmente tradotta da oasisnotizie): da leggere assolutamente ed è anche confermato che abbia firmato per la Warner UK per pubblicare un album l’anno prossimo  (ma niente «carriera solista», dice lui).

Per chiudere, segnaliamo altre due interviste: quella di Soundtoys in cui Tycho (o meglio, Scott Hansen) ripercorre il suo processo creativo, il rapporto con la tecnologia e le macchine che usa per comporre musica e quella di Billboard a Mike Mills (perché anche Out Of Time dei R.E.M. sta per essere ripubblicato, in occasione dei 25 anni), con un insegnamento prezioso per tutti gli attuali attori del music business (musicisti inclusi, ovviamente).

Out of Time went on to become the band’s first No. 1 album. How’d the band feel about that at the time?

It’s good to have your work appreciated. We were very lucky, every album, at least up to Out of Time, sold more than the one in front of it, so it was really a gradual climb for us and felt a little more natural than it would have to rocket to No. 1 on your first or second record. I’m really glad that didn’t happen to us.

Bene così, buon settembre a tutti!