Appunti

Domenica lunatica #7

Promette benissimo il trailer di Elvis diretto da Baz Luhrmann. Austin Butler è Elvis Presley, Tom Hanks il suo manager Tom Parker (“il Colonnello”) e il regista sembra essersi concentrato nel raccontare il re del rock’n’roll attraverso il complesso rapporto tra i due. Da questi pochi minuti di preview una cosa è più che certa: il film è Luhrman al suo massimo, tra costumi spettacolari e grandeur scenica.

Questi sono i Nirvana dal vivo ad Amsterdam nel 1991. La cosa curiosa sulla quale ci è caduto l’occhio è che Kurt ha un solo effetto per la chitarra: il distorsore (e, appunto, uno soltanto e presumibilmente con gli stessi settaggi per tutti i brani). Non c’è da stupirsi ed ha molto senso, ovviamente, ma fa un po’ impressione comunque.

È arrivato Unlimited Love, nuovo album dei Red Hot Chili Peppers alimentato dal ritorno di John Frusciante. Magari interessa solo il giusto, però, ed è l’occasione di fare un po’ di archeologia e andare a riscoprire album come quello di debutto, Freaky Styley o il fighissimo The Uplift Mofo Party Plan. Di tornare agli anni ’80 insomma, prima che i RHCP facessero il botto, e tra le altre cose accorgersi che Flea e Anthony Kiedis scrissero anche questa What It Is per Nina Hagen – una su cui più che aprire un capitolo andrebbe proprio fatto un film (magari c’è e non lo sappiamo). È uno di quei brani, peraltro, molto riconoscibili anche senza andare a leggere i credits.

Se poi state pensando ad un investimento immobiliare e vi avanzano una decina di milioni, potreste acquistare l’umile dimora di Flea. È una specie di capolavoro di architettura, è in vendita e la location (La Crescenta, L.A.) e la vista non sono affatto male.

Chiudiamo sui Chili Peppers con questa galleria di immagini: si tratta di Frusciante fotografato nel 2004 al famoso Chateau Marmont – principalmente per questo articolo di The Guitarist.

Rimanendo, però, su Reddit (un rabbit hole così profondo da spaventare), segnaliamo la community r/albuminanutshell – dal nome s’intravvede di cosa si tratta, ma non fino in fondo. Bellissima.

Anni fa (cinque: come passa il tempo quando ci si diverte, vero?) ci siamo presi male per i Chameleons, e nonostante il tempo trascorso siamo determinati a buttare giù qualcosa su queste pagine (prima o poi) a proposito dei loro primi tre album. Anni ’80, post-punk dall’alto tasso emo, da Manchester.

Iniziò tutto da Noel Gallagher che citò il loro Script Of The Bridge tra le sue prime fonti d’ispirazione.

A proposito di Noel, ha annunciato l’avvio di una serie di pubblicazioni annuali intitolate Magic Secrets che raccoglieranno demo, inediti e rarità sue e degli Oasis (più interessanti, onestamente). Magic Secrets #1 arriva per il Record Store Day 2022.

 

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Tra le cose per le quali, invece, ciclicamente ci prendiamo male ci sono i Led Zeppelin. Questa è Achilles Last Stand dal vivo a Knebworth nel ’79, viene da Presence ed è il miglior brano di quell’album (che rimane un po’ sottovalutato).

Ora che si guarda con un po’ di distanza al primo decennio dei duemila è un po’ difficile ricordarsi dei Kaiser Chiefs. Il loro output migliore rimane Souvenir (e il fatto che possano essere facilmente riassunti in un best of certo li accomuna a molte band in voga al tempo), non li sentiamo da un po’, fatto sta che hanno scritto almeno un pugno di brani notevoli se non clamorosi: Ruby, Oh My God, Everyday I Love You Less And Less, Modern Way e I Predict A Riot. Nel 2014 raccontarono al New Musical Express la genesi di quest’ultima.

Da Leeds al sole della California, passando dall’oscura Birmingham: questi sono i Black Sabbath dal vivo al California Jam, festival organizzato laggiù nel ’74. Quanto è strano vedere Ozzy & co. con tutti quei colori attorno??

Tra le cose più divertenti dello show di David Letterman, pensionato da qualche anno, c’era la striscia delle top ten [qualcosa] presentate da ospiti illustri. Sono sketch che, tra l’altro, riassumono quanto sia (fosse?) diversa la comicità anglosassone da quella nostrana.

Abbiamo scelto due top ten: le 10 cose più fastidiose per Dolly Parton e le 10 cose principali che Mick Jagger ha imparato in cinquant’anni di rock’n’roll (allora erano cinquanta, ora sono sessanta).

Human Crime è un nuovo brano dei Pixies, che non si sentivano da almeno un paio di anni. Beneath The Eyrie non era male.

Dal 2 aprile il Teatro Arcimboldi di Milano ospiterà David Bowie, The Passenger – la mostra che racconta Bowie (soprattutto) attraverso gli scatti di Andrew Kent. Promette bene, ma location bizzarra per una mostra fotografica (e onestamente la grafica scelta pare più adatta ad un musical).

Un altro ritorno eccellente è, ovviamente, quello degli Afghan Whigs, con I’ll Make You See Good. Magari prima o poi qualche riga più strutturata su di loro la scriveremo, visto che sono una di quelle band che durante il lockdown riprendemmo in mano ritrovandola molto meglio di come ce la ricordassimo effettivamente.

Di recente abbiamo parlato dell’ep di debutto dei Sonic Youth (Sonic Youth), che uscì nel marzo del 1982. Ma c’è un altro anniversario che li riguarda, tra qualche mese – decisamente più interessante: il 30° di Dirty.

Approssimativamente, ad orecchie non abituate, gli Autechre suonano così. Però va detto che questa cosa può essere verosimile solo fino ad un certo punto, perché roba invece come Amber – che di recente stiamo riascoltando moltissimo – è non meno che celestiale.

Vi siete per caso accattati i biglietti per i Rolling Stones a Milano il 6 giugno prossimo? Noi abbiamo preferito evitare, ma il discorso sarebbe stato forse diverso se Charlie fosse stato ancora tra noi. Però in generale preferiamo ascoltarli dal vivo su disco, perché nel corso del tempo hanno sviluppato tutta una discografia live ‘parallela’ che raramente delude. È in arrivo, peraltro, un nuovo episodio: El Mocambo 1977 (esce il 13 maggio), che per la prima volta documenta interamente il mitologico concerto al club El Mocambo di Toronto – un posto che è stato teatro di diverse esibizioni poi passate alla storia, tra cui questa di Elvis Costello. È una bella notizia perché finora, mercato dei bootleg a parte, quel concerto è sostanzialmente rimasto negli archivi a parte quei quattro brani finiti su Love You Live (che tra i dischi dal vivo degli Stones è decisamente uno di quelli più fuori).

Per chi non c’era: Liam e Noel Gallagher (o meglio, in quel preciso momento: gli Oasis) stavano messi così durante le registrazioni di Standing On The Shouder Of Giants, un attimo prima dell’attuale millennio.

@thebandwashere è uno dei profili Instagram che abbiamo scoperto più di recente. Molto facile capire di cosa si tratta, e questo post ha una dedica speciale.

Abbiamo scoperto una cosa nuova a proposito di un album che amiamo, nello specifico Streetcore firmato Joe Strummer & The Mescaleros: ne esiste una edizione giapponese con diverse bonus track interessanti – cioè versioni live di Yalla Yalla (dal precedente Rock Art And The X-Ray Style) e di alcuni classici come Rudi, A Message To YouThe Harder They ComeBlitzkrieg Bop. Come se le 10 tracce di Streetcore non testimoniassero abbastanza (ancora una volta) l’egual amore  di Strummer per il punk rock e per il reggae, e l’importanza di questi come linguaggi universali. Ma comunque, nessuno qui ha mai capito perché in Giappone moltissimi album escano in edizioni diverse rispetto al resto del mondo.

Il recente appello di Jack White per l’espansione dell’industria del vinile ci ha ricordato che – comunque, fortunatamente – nei mesi scorsi Third Man Records aveva trovato il tempo di lavorare con Paul McCartney al folle progetto McCartney/333.