Appunti

Best of 2019

(Considerata l’attualità, il 2019 è stato un anno meraviglioso per tutti, a prescindere. O almeno questa è la narrazione attuale. Quindi ci perdonerete se abbiamo atteso fino ad ottobre 2020 per stilare il nostro best of dell’anno passato. Magari potrebbe aiutare a rivivere qualche momento più allegro?)

Inizio l’elenco/classifica dalla performance di Sandro Perri in Soft Landing, con le chitarre che s’insinuano sottopelle ed il fascino di certi quieti pomeriggi invernali (10).

Poi si va agli spunti naturalistici di Echo Earth, firmato dal producer di Portland Hunter P. Thompson alias Akasha System (9). È dub? House? Mystic techno, forse? Fatto sta che sa di alberi, radici, e di quel fresco smarrito che sta solo nei boschi.

Alla posizione 8 Thom Yorke con Anima e tutta l’assurdità del poter dire che il suo lavoro probabilmente più concettuale e cross-mediale è anche il suo spunto solista più fruibile (almeno finora).

È pur vero che Tunes 2011-2019 (7) è una raccolta di materiale già edito, ma attenzione perché chiude il cerchio di un decennio nel corso del quale Burial ha forse cercato di comunicare molte cose – o molte ansie – spesso in senso profetico. Insomma è lo specchio che era andato in pezzi e finalmente ora è intero, ci siamo proprio di fronte. Cosa vediamo?

Poco conta (forse) che con Why Me. Why Not (6) Liam Gallagher abbia creato qualcosa di complessivamente migliore rispetto all’ultima produzione del fratello Noel (per quanto siano godibili quegli ep, soprattutto Black Star Dancing). Il vero punto è che ha tirato fuori un album rock’n’roll come non se ne sentivano da tempo: esaltante, a tratti stupido, dolce e riottoso come tradizione vuole.

Passata la sorpresa di trovarsi a fare i conti Andy Bell nei panni di GLOKalter ego elettrovintage perfettamente a suo agio tra sintetizzatori e drum machine – è rimasto Dissident, album dal fascino abbagliante (5).

On the Line è, per molti versi, l’album perfetto (4): lo si rimette da capo più e più volte, c’è Ringo Starr alla batteria per Heads Gonna Roll, una dei brani dell’anno (a mani basse); è un piacere semplicemente da ascoltare, e con un minimo passo in più ci si può perdere nella poetica schietta di Jenny Lewis. Insomma, considerata anche la generosa scollatura in copertina, (come si dice) there’s more to this than meets the eye.

Dogrel è un pugno in faccia sferrato da uno di quegli ubriachi che hanno tutti i motivi per preferire l’alcol al resto. Di quelli che hanno ragione, insomma. Ci si attendeva dinamite dal debutto dei Fontaines D.C. e dinamite è stata (3).

No Home Record (2) è uno di quegli album sconvolgenti per intensità, per struttura e per il messaggio che veicola. Tale rimarrà anche se Kim Gordon decidesse di non proseguire il percorso solista oggi appena accennato dopo la turbolenta fine dei Sonic Youth (e del suo matrimonio). A dimostrazione che effettivamente esiste un dopo e che può essere altrettanto significativo.

Al primo posto Father Of The Bride (1), che è stata una sorta di lenta folgorazione. L’ultimo lavoro dei Vampire Weekend è la consapevolezza dell’età adulta, qualcosa che va ben oltre il dato anagrafico, il brivido affascinante di trovarsi in prima persona ad affrontare il mondo e la sua complessità. È nuova vita che scorre e sboccia, s’arrampica come edera e segue la luce come un girasole.

-P.

Altri 15 album che vale la pena di ascoltare (e una traccia da cui partire in caso abbiate fretta):

WestkustWestkust (“Junior“)
Little SimzGrey Area (“Therapy“)
Zo!FourFront (“Step Up Front” feat. Deborah Bond)
Nick Waterhouse – Nick Waterhouse (“I Feel An Urge Coming On“)
Tool – Fear Inoculum (“Culling Voices“)
The Black Keys – Let’s Rock (“Eagle Birds“)
Altın Gün – Gece (“Ervah-ı Ezelde“)
Fruit BatsGold Past Life (“A Lingering Love“)
Angel Olsen – All Mirrors (“Spring“)
Tyler, The Creator – Igor (“A Boy Is A Gun“)
John Coltrane – Blue World (“Blue World“)
Vivian Girls – Memory (“Your Kind Of Life“)
The Hold SteadyThrashing Thru The Passion (“Traditional Village“)
Floating PointsCrush (“Last Bloom“)
KhruangbinHasta El Cielo (“Mary Always“)

-Nd